L'ARCA DI SAN CORRADO
LA STORIA E IL RESTAURO DEL 2013


   

    

          

UN POCO DI STORIA

  tratta da Fotografi Nuticiani - Facebook 

 

L'idea di un’Arca per il trasporto processionale del corpo di San Corrado dovette nascere negli anni successivi alla beatificazione 1515 ma la realizzazione seguì dopo parecchi decenni. Basandosi su un’ottava del poema di Girolamo pugliese, la tradizione ha attribuito all'architetto Giovanni Manuella il progetto o schema grafico dell’opera, ma quei versi non si riferiscono all’Arca bensì al sepolcro monumentale del Santo, eletto nella sua cappella e già completato nel 1532.

Le recenti scoperte archivistiche di Capodicasa e Primofiore permettono ora di correggere e precisare quanto si sapeva, rendendo plausibile che il Manuella (vissuto fino al 1541), oltre a costruire la cappella, abbia anche progettato ho disegnato l’Arca, la cui esecuzione ebbe però vicende lunghe e tormentate, durate ben 42 anni e non tutte chiarite dai documenti. In un primo tempo ne furono congiuntamente incaricati, con contratto 11 agosto 1542 in notaio Incarbene, gli aurifices netini Bartolomeo e Antonino Addario, ma alla fine del 1547, per motivi non conosciuti, il lavoro veniva proseguito solo da quest'ultimo. Ma dopo aver realizzato la statuetta del Cristo Risorto (con il suo supporto sferico) E le 16 figure a rilievo(gli apostoli, la Vergine e l'Arcangelo, San Corrado e San Guglielmo) nemmeno lui riuscì a completare l'opera, la cui prosecuzione venne affidata,  con contratto 9 dicembre 1561 il notaio Giantommaso, all’Auri Faber francese Claudio Lo Pagio da Lione. Questi lavoro' per oltre cinque anni, ma a sua volta venne sostituito, con contratto 15 luglio 1567 in notaio Rinaldo Dall’ Argentiere messinese Alberto Fiasco, il quale poté completarla solo 17 anni dopo.

Così a partire dal 1584 la magnifica arca fu portata in processione per la città, sostenuta da quattro grifoni che il prosieguo(forse dopo il 1635) furono rivestiti d'argento. Il terremoto dell'11 gennaio 1693 sorprese l’Arca al centro della chiesa di Santa Caterina, Dove era stata portata dopo la scossa del 9, per motivi di sicurezza, essendo rimasta lesionata la Chiesa Madre.

Essa rimase perciò qualche giorno sotto le macerie e stentandosi a trovarla se ne temette il trafugamento. Dall’ Alveria fu poi portata nella nuova Noto, frattanto trasferita sul Metti, ai primi di agosto 1693. Negli anni successivi vennero costruiti nuovi grifoni, In sostituzione di quelli originali, rubati nel caos seguito al disastro.

I restauri dell'arca furono eseguiti solo nel 1712 ed altri più impegnativi seguirono nel 1782 ad opera degli argentieri Antonino e Vincenzo Catera, senza alterazione delle linee rinascimentali ma con l'aggiunta di motivi rococò.

La descrizione dell'Arca contenuta nel contratto con il Lo Pagio, più ancora, quella fatta dal Pugliese nel 1598, nonché la relazione di restauri da fare, permettono di respingere l'affermazione di qualche autore, circa un rifacimento ex novo operato in quell'occasione. Lievi danni l’ Arca subì pur in conseguenza del terremoto dell'11 gennaio 1848 e della accidentale caduta 3 settembre 1984 dal recesso posto sopra l'altare della cappella, nel quale viene posta dopo la processione dell'ottava. A seguito di ciò venne sostituito il meccanismo di sollevamento. Le celebrazioni per il VII centenario della nascita del Santo 1990, Promosse dall’ISVNA diedero occasione ad un accurato restauro dell’ Arca eseguito dalla ditta Andrea Amodeo & figli di Palermo, con fondi ricavati da una sottoscrizione popolare, e negli anni successivi anche i grifoni, ormai piuttosto mal ridotti, vennero sottoposti ad integrare il restauro da parte della stessa ditta.

L’Arca è considerata uno dei capolavori dell'oreficeria siciliana del XVI, grazie al perfetto ritmo architettonico, che si traduce in una un'armonia compositiva di alto valore.  

 

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