San Corrado  Calendasco 1290 -Noto 19 febbraio 1351

 
 
  
  ARTICOLI di cultura corradiana
 

 

Statua di San Corrado pellegrino
missionario tra il nostro popolo
 

All’uscita nord di Noto, in contrada S. Giovanni Lardìa, la Villa Lina-Rosina dei coniugi Comm. Paolo Morilla capitano di Fregata e Rosina Montoneri è una delle tante nell’agro netino, ma vi si scorge una simpatica originalità, unica, per i viali…marittimi, che ricordano le navi più prestigiose dei 44 anni vissuti da Morilla in Marina; e ci dà l’impressione di essere come in mare aperto, seduti sulla tolda di una delle prestigiose navi della Marina Militare Italiana. Infatti gli slarghi e i viali sono diventati: piazzetta del Marinaio, piazzale Nave Duilio, viale Cacciatorpediniere Impetuoso, viale Dragamine Gelsomino, viale Corvetta Minerva… Al sogno marinaro si aggiunge l’estasi dell’arte sacra, espressa con gusto agreste nelle due cappelline, espressione popolare della religiosità netina: la prima è dedicata alla Madonna Scala del Paradiso e l’altra al patrono San Corrado Confalonieri.
In questa seconda cappellina il pomeriggio del 6 agosto 2001 venne intronizzata la statua di San Corrado pellegrino (cm. 85), benedetta dal vescovo Mons. Giuseppe Malandrino.
«A me devoto del Santo – afferma il Morilla – mancava una statua da sistemare nella cappella votiva esistente in villa. Proprio nel 1999 vengo a conoscenza del Prof. Antonio Papa, musicista e scultore residente a Surano (Lecce). Dopo i primi contatti telefonici, durante una breve permanenza dell’artista a Noto, ne parliamo e gli ordino la realizzazione di una statua di S. Corrado (cm. 85), che mi è stata consegnata il 17 febbraio del 2000. (Anno Santo giubilare): quindi porterà il nome di San Corrado pellegrino. Dire che la statua è bella, è poco; bisogna ammettere che è commovente, familiare, unica».

Sac. Salvatore Guastella


 
HANNO SCRITTO del SANTO

* Da “Il grande libro dei Santi. Dizionario enciclopedico”. Milano, San Paolo 1998, vol. 2° pp. 485-486.

Corrado Confalonieri
1290ca. – laico – festa 19 febbraio

Il resoconto più attendibile della vita di S. Corrado è la Vita beati Corradi di anonimo, databile tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo. I dettagli aggiunti da tutti i biografi successivi – con la possibile eccezione dell’opera ancora inedita di Antonio Venuto Vita beati Conradi haeremite, che sembra fsr riferimento ad una fonte precedente ora persa – sono, per la maggior parte, il prodotto di equivoci e luoghi comuni agiografici. La data di nascita approssimativa di Corrado, sulla quale la Vita beati Corradi originale tace del tutto, è stata confermata da un esame scientifico del corpo del santo, condotto nel 1989.
Corrado nacque in una nobile famiglia, dal nome non specifico, a Piacenza. G. Pugliese fu il primo a identificare il cognome con Confalonieri (canto X, verso 43). La decisione di Corrado di ritirarsi dal mondo avvenne in conseguenza di un incidente: si trovava a caccia quando un incendio, inizialmente appiccato per far uscire allo scoperto alcuni conigli, sfuggì al suo controllo distruggendo alcuni edifici alla periferia della città. Apprendendo che un innocente stava per essere giustiziato per aver appiccato il fuoco, Corrado confessò la sua colpa e subì la confisca di tutte le sue proprietà. Costretto a mendicare cibo e riparo, si diede alla vita di penitente errante (ca. 1329). Che si sia aggregato a una comunità di terziari francescani in un luogo vicino Piacenza chiamato Gorgolara (identificato dagli studiosi moderni con Calendasco o Borgo Val di Taro) è un particolare sostenuto solo da Puglisi (canto II, verso 6). Il matrimonio di Corrado con una certa Eufrosina, che in seguito alla decisione di suo marito di rinunciare al mondo sarebbe entrata in un monastero di clarisse, è anch’esso un dettaglio aggiunto più tardi da Vincenzo Littara nel 1608. Dopo un viaggio che lo portò di sicuro a Roma, Corrado verso il 1331 arrivò a Noto in Sicilia, dove si fermò per un paio di anni prima di trasferirsi in un luogo solitario chiamato Pizzoni, a quattro chilometro e mezzo a sud-est della cittadina. Qui visse da eremita fino alla morte, avvenuta il 19 febbraio 1351, ed è a questo periodo che risale la fama di santo penitente e guaritore (avrebbe sanato pubblicamente un ragazzino malato di ernia).


Il primo riferimento relativamente sicuro al culto locale del santo menziona la celebrazione della sua festa da parte dei netini nel 1425 circa, mentre una testimonianza ufficiale di quarantadue miracoli avvenuti per intercessione di Corrado – ventitré riferiti a guarigione di ernie – fu registrata nel 1485. Il 12 luglio 1515 papa Leone X ordinò che venisse realizzata un’altra raccolta di testimonianze in quello stesso anno. In seguito al buon esito di questa, Leone X si impegnò a confermare la venerazione di Corrado nella diocesi di Siracusa “come Beato non canonizzato”. Paolo III allargò il culto all’intera Sicilia il 30 ottobre 1544 e, in seguito alla riscoperta di Corrado da parte della sua terra natale ad opera del piacentino Pietro Maria Campi all’inizio del 1600, il culto fu esteso alla diocesi di Piacenza e nel 1609 fu approvato che venissero lette le lezioni nel giorno della sua festa. Infine, il 12 settembre 1625, Urbano VIII concesse ai francescani di tutto il mondo il diritto di recitare l’ufficio divino di Corrado nella medesima ricorrenza.
Oggi il culto di Corrado è fiorente soprattutto a Noto, dove la processione dell’arca d’argento del XVI secolo contenente il suo corpo (ora custodito nella chiesa cattedrale) è accompagnata da danzatori che portano i caratteristici ‘cilii’ (ceri). Nel 1751 fu costruita una chiesa nel suo eremo. Il santo è tradizionalmente invocato per guarire l’ernia.
Dal punto di vista iconografico Corrado non ha un simbolo particolare; a volte è ritratto con un cane (un’allusione al ruolo che la caccia ebbe nella sua conversione; cfr. sant’Eustachio) ma più frequentemente come un eremita con in mano un bastone pastorale o un rosario.


                                                                       

S. Ditchfield


* Dalla “Bibliotheca Sanctorum”, Istituto Giovanni XXIII, Roma 1987, vol. IV pp. 212-213.

Corrado Cofalonieri di Piacenza
Patrono di Noto, santo

Nato nel 1290 (meno probabile la data del 1284), si dedicò alle armi; nel 1313, durante una partita di caccia, ordinò di appiccare il fuoco per snidare la selvaggina. Le fiamme, levatesi alte, devastarono messi e casolari, di cui i proprietari reclamarono il risarcimento. Il governatore di Piacenza, Galeazzo Visconti, fece condannare a morte un uomo, trovato sul luogo, di nulla colpevole; Corrado allora si presentò spontaneamente e confessò quanto gli era accaduto, dicendosi pronto a riparare i danni, come fece, riducendosi in povertà. Dopo ciò, la sua sposa Eufrosina entrò nel monastero francescano di S. Chiara a Piacenza, mentre egli scelse il Terz’Ordine francescano di Calendasco (1315). In cerca di solitudine, dopo aver peregrinato a Roma e in altri luoghi, nel 1343 si diresse a Noto in Sicilia, dove abitò prima nelle celle della chiesa del Ss. Crocifisso, poi, infastidito dalle frequenti visite, nella solitaria grotta dei Pizzoni, che il popolo chiamerà poi col suo nome. Morì il 19 febbraio 1351 e fu sepolto nella chiesa di S. Nicolò. Dopo la ricognizione canonica del 1485, il suo corpo venne collocato in un’arca d’argento.
Il culto fu confermato il 12 luglio 1515 per la diocesi di Siracusa, esteso il 30 novembre 1544 a tutta la Sicilia. Il 12 settembre 1625 Urbano VIII concesse l’ufficio e la Messa propria agli Ordini Francescani..
Il 19 maggio 1844 la chiesa di S. Nicolò divenne cattedrale della nuova diocesi di Noto; nel 1751 nel sacro romitorio era sorta la chiesa a custodia della s. grotta.; chiesa eretta a parrocchia nel 1925.


Enrico Sigona

   foto: particolare Portone Cattedrale di Noto


* Dalla stessa “Bibliotheca Sanctorum”, pp. 213.214.

Folklore La festa di S. Corrado è celebrata con solennità in due paesi siciliani: a Noto e ad Avola […e, ormai, anche a Pachino]. A Noto i devoti portano i cilii (ceri) nel giorno anniversario della morte di Corrado, si affollano intorno all’urna del santo, sostenuta da portatori in camice bianco. A gara con loro si agitavano un tempo le madri dei bambini erniosi, poiché Corrado era ritenuto gran taumaturgo contro questo male.
In Avola la celebrazione religiosa era preceduta da una corsa al lume di fiaccole dietro ad un drappo rosso e oggi da una finta battaglia fra assalitori e difensori, armati di lance e scimitarre. Entrambi questi ‘giochi’ intendevano rievocare una scorreria di saraceni dalla quale il santo avrebbe salvato il paese. L’arriggirata di San Currau è invece il cambiamento di direzione cui è soggetta la ‘bara’ del santo, portata in processione allorché giunge alla chiesa di S. Antonio. Qui alcuni fedeli vietano l’accesso del santo, il cui volto, grazie ad un antico congegno meccanico “si scolora dispiaciuto”. Allora si riporta la bara’ all’ultima chiesa e da questa di nuovo a S. Antonio, dove il santo entra questa volta senza difficoltà. La scena doveva ispirarsi all’origine a qualche difficoltà di trasporto di reliquie o ad antichi contrasti tra Noto ed Avola. Di uno di questi abbiamo notizia dalla stessa storia di s. Corrado, secondo cui si accese una gara attorno al corpo del santo eremita, non riuscendo a sollevarlo gli avolesi e riuscendovi i notinesi.
Presso Noto, nella grotta del santo, si indica una pietra recante l’impronta delle sue ginocchia.

Maria Vittoria Bandi


S. CONRADI
PLACEN

E' la scritta latina che rimane sul chiostro della bella e grande chiesa dei frati minori di S. Francesco di Piacenza. Oggi la chiesa e parrocchia retta da un sacerdote.
Purtroppo della pittura a tondo con l'immagine del Santo Corrado rimane pochissimo, solo da molto vicino si riesce a scorgere parte molto tenue, mentre altri sono rimasti più leggibili all'occhio umano.
Il chiostro contiene una serie di affreschi sulla parete di epoca tardo seicentesca, come lo stesso 'tondo' che celebra il nostro Santo eremita.
Nella chiesa, come ho potuto ritrovare in un testamento inedito del 1400, si conservano anche le tombe della Casato Confalonieri (oggi purtroppo non resta traccia delle lapidi), oltre che gli stessi Nobili avessere pure tomba famigliare nel convento di S. Chiara (oggi chiuso e posto sullo Stradone Farnese).

Umberto Battini

Corrado dove attinse e come ha alimentato il suo amore e il culto verso la Madre di Dio? Innanzitutto in famiglia, la prestigiosa famiglia piacentina dei Confalonieri,
di stretta osservanza cattolica

San Corrado Confalonieri

e la Madonna

testo a cura del Sac. Salvatore Guastella

 

Durante tutto l’anno, sono sempre tanti i diocesani e particolarmente i netini, residenti in Italia o all’estero che, venendo a Noto, sostano nella luminosa Cattedrale per rivedere l’arca argentea di San Corrado. Rivederla e toccarla con trepida devozione è il voto di ciascuno!

Pregare e saper ascoltare San Corrado è comunque sempre possibile, non solo sostando in preghiera dinanzi alla sua cappella o nella santa grotta dei Pizzoni, ma anche dinanzi a

un suo quadro o edicola, come anche leggendo la sua vita edificante. Il caro Santo ci parla perché, docili alla grazia di Dio, le nostre azioni rechino bene e pace.

 

San Corrado mentre recita il Rosario

Il quadro, che è in onore da decenni presso la sede dei Fedeli e Portatori di San Corrado a Noto, raffigura il Santo Patrono mentre prega devotamente con la corona del Rosario in mano, lungo il viale dell’orto nei pressi della sua grotta dei Pizzoni. Il quadro (non datato), “dono di Giuseppina Battaglia Rizzo di Alessandro”, è stato dipinto dall’artista netino Corrado Malfa, e inizialmente si trovava presso l’eremo della Madonna della Provvidenza a Noto Antica e poi nella chiesa di Santa Caterina. Il quadro non è datato.

 

“San Corrado che recita il Rosario” è davvero una icona esemplare della spiritualità mariana e sintesi edificante del culto filiale del Santo Patrono verso la Madonna.

E’ molto probabile – a mio parere – che il pittore netino Corrado Malfa, nato a Noto nel 1859, si sia ispirato alla stampa, incisa nel 1863 da G. Migliavacca e molto popolare da allora in ogni famiglia, raffigurante

San Corrado mentre prega e sgrana con la sinistra il s. Rosario. Infatti il Malfa delinea il Santo Eremita mentre recita il Rosario e nello stesso atteggiamento ieratico e assorto, che troviamo in Migliavacca.

San Corrado ci insegna a pregare

Nella Vita di San Corrado leggiamo il seguente episodio. Un giorno, un operaio netino riceve in casa la gradita visita del Santo suo amico, gli bacia la mano e gli chiede:Compare, insegnatemi una buona preghiera’. E fra Corrado, sorridendo, gli risponde: ‘La migliore preghiera che tu possa fare è recitare il Padre Nostro e l’Ave Maria’. Il Rosario è la preghiera giusta per i momenti cruciali della vita; è una specie di sacramento del quotidiano, perché possiamo riconoscervi la nostra vita, fatta di piccoli grani sempre uguali, ma tenuti insieme dal filo dei misteri che danno loro significato e coerenza. I misteri della vita di Cristo, nelle sue varie tappe, entra nel tessuto della nostra esistenza di ogni giorno e la riscatta dalla vanità, dalla banalità, ancorandola all’eterno. Se valutassimo la realtà con sguardo meno superficiale, ci accorgeremmo che la vita è tenuta insieme, non tanto dallo schotch delle nostre ambizioni e velleità, quanto da una modesta corona di azioni ripetute con uno spirito sempre nuovo.

Sin dall’infanzia Corrado si rivolge

alla Madonna

Corrado dove attinse e come ha alimentato il suo amore e il culto verso la Madre di Dio? Innanzitutto in famiglia, la prestigiosa famiglia piacentina dei Confalonieri, di stretta osservanza cattolica. Tra i suoi antenati ricordiamo Lantelmo Confalonieri, vessillifero del vescovo di Piacenza, che partecipò alla 1^ crociata e la Beata Adalgisa Confalonieri, badessa di San Siro. Per Corrado, come per ogni bambino cristiano, la preghiera iniziava ad assumere concretezza già quando gli veniva presentata la Madonna come oggetto di venerazione. E lui si confidava con lei, le affidava tutto ciò che non riusciva a controllare, pregandola di intervenire. Già comprendeva che quanto gli veniva vietato sarebbe dispiaciuto alla Madonna.

 Dal momento che si sentiva protetto da Lei, imparava a sentirsi protetto anche dal suo divin Figlio Gesù e dal Padre Celeste. Corrado ha conservato per tutta la vita, nella preghiera, qualcosa di questa esperienza che resta sempre viva: la sua concretezza. Concretezza cristiana, attinta alla scuola di Maria, che lo fece decidere a scagionare l’innocente condannato per la sua giovanile imprudenza quando, durante una caccia, aveva appiccato il fuoco per stanare la selvaggina dal bosco.


                            
       


Nel Romitorio di Calendasco

All’inizio della sua conversione ascetica, Corrado si ritira nel vicino romitorio di Calendasco, presso poviri et servituri di Deu e veste il saio di penitente. Qui si rivolge fiducioso alla Madonna per poter superare i non lievi ostacoli che si frappongono al suo disegno di donazione totale a Dio e ai fratelli, e implora la grazia di riuscire a lasciare tutto per il Tutto, cioè per Dio.

A Calendasco, Corrado si è convertito tutto a Cristo, che esigerà da lui una mobilitazione totale di energie da renderlo idoneo al servizio di autentica promozione ‘del popolo che gli mostrerà il Signore’… a Noto, sua patria di elezione.

foto sopra: particolare della firma di uno degli otto "Romitti"
di San Corrado, tratta dalla lettera datata 27 febbraio 1753
che scrissero a Piacenza per avere un aiuto per la ricostruzione
del Romitorio del Santo che inglobava la "Grotta" ove visse,
e che era andato distrutto con il terremoto.
"Frà Luiggi di Gesù e Maria Eremita di San Corrado"

A NOTO NELLA GROTTA DEI PIZZONI

La devozione mariana di Corrado ha trovato poi favorevole e stabile alimento nell’ambiente socio-religioso di Noto “undi chi avìa multi boni homini et devoti persuni. Et li gitadini di la terra di Nothu àppiru grandi consolacioni di quistu homu, ki parìa homu di bona et honesta vita”. Su indicazione dell’amico Giovanni Mineo, per un certo periodo fra Corrado vive nelle ‘celle’ all’ombra del santuario cittadino di S. Maria del Crocifisso [“lu quali locu di li chelli esti appressu di la ecclesia di sancta Maria di lu Cruchifissu”]..

In quella grotta dei Pizzoni, il caro Santo è vissuto poi in preghiera e penitenza; è stato largo di aiuti e di consigli spirituali, d’intercessione, di profezie e di miracoli. Corrado intensifica così il dialogo interiore con la Madre celeste. Il 19 febbraio 1351 nell’estasi, Corrado, sciolto dai legami terreni, poté vedere nello splendore del Paradiso la celeste Madre che tanto aveva amato e fatto amare su questa terra. I pellegrini e devoti che, da secoli, si recano al Santuario di S. Corrado di fuori, intravedono nella ampia nicchia della parete rocciosa della santa grotta le tracce di un affresco del sec. XVI, raffigurante – a detta degli storici del pio luogo – la Vergine col Bambino fra i Santi Aquilino e Corrado. Al tempo del nostro Santo Eremita c’era in quella sua grotta un precedente affresco? Sappiamo soltanto che gli eremiti nel Val di Noto solevano prendere dimora solitaria, in città o in campagna, accanto ad un luogo sacro. E S. Corrado a Noto era vissuto – come sappiamo - nelle ‘celle’ accanto alla chiesa di S. Maria del Crocifisso.

L’artistica arca d’argento (sec. XVI) di forma rettangolare, che racchiude il venerato Corpo di San Corrado, reca in una delle pareti minori i bassorilievi della Madonna Annunziata e dell’Arcangelo Gabriele. San Corrado e la Madonna resta un binomio inscindibile.

     

San Corrado e la Madonna

nell’arte pittorica

Messaggio mariano, che è facile leggere plasticamente a Noto in un altro delizioso quadro di S. Corrado, che si trova sull’altare di sinistra nella chiesa di Sant’Isidoro, in via Fratelli Ragusa: la Madonna col Bambino, il quale porge a S. Francesco il cordone; la Madonna ha in mano una rosa che ha ricevuto da S. Corrado, il quale è raffigurato in ginocchio e in atto di porgerle altre tre rose; ai piedi della Vergine un angelo con una rosa in mano. A sinistra del quadro, l’iscrizione ‘Acconciato a spese di tutti i confrati della Compagnia dei Cappuccinelli, a. 1857’ . Le rose che S. Corrado offre alla Madonna sono simbolo della corona del Rosario, serto spirituale che la Chiesa Cattolica suole offrire a Maria Rosa Mistica per impetrare fedeltà e operosità evangelica.

Questa presenza mariana nella vita del nostro Santo Patrono la troviamo espressa artisticamente in altre otto tele, raffiguranti S. Corrado e la Madonna.

  • Nella chiesa del Ss. Crocifisso, all’altare delle Anime del Purgatorio, una tela raffigura il Santo Eremita che, in ginocchio, impetra da Maria Ss. Scala del Paradiso la liberazione di quelle Sante Anime.
  • A Sant’Andrea Apostolo, un quadro del 1763 raffigura la Madonna delle Grazie e S. Corrado che intercede per le Anime del Purgatorio.
  • A S. Francesco di Paola, sull’altare di destra, c’era un quadro che raffigurava la Ss. Trinità, l’Immacolata, S. Michele e altri Santi e S. Corrado in ginocchio, con la corona del Rosario e il bastone poggiato al petto, con lo sguardo rivolto alle Anime del Purgatorio. Questa tela si trova ormai in altra chiesa della Diocesi, a Donnalucata.
  • In via Cavour, nella chiesa di S. Maria di Montevergine, al 1° altare di sinistra un quadro raffigurante la Madonna e il Bambino, che porge il Rosario a S. Domenico. Ai piedi della Madonna S. Corrado in ginocchio, col capo chino, la mano destra sul petto e la sinistra alquanto alzata.
  • Nella chiesa di Sant’Agata, al 1° altare di sinistra, il suggestivo quadro dell’Apparizione della Madonna a S. Corrado.
  • All’altare maggiore del Santuario di S. Corrado di fuori, una mistica tela di Sebastiano Conca (1739) raffigura la B. Vergine Maria Mediatrice che indica al Bambino Gesù S. Corrado perché lo benedica e lo esaudisca nella preghiera. Il Santo reca alla cintola la corona del Rosario.
  • Nella chiesa di S. Pietro Martire un S. Corrado orante ai piedi della Madonna.
  • Nella biblioteca del Seminario vescovile, la tela con S. Corrado e S. Giovanni Battista ai piedi della Vergine Immacolata.

  • A Piacenza, venne pubblicato nel 1621, a cura di Giuseppe Fogliani, il volume “Armillae Poëticae”: Raccolta in lingua latina di anagrammi, calcoli numerici e bracciali poetici di giovani piacentini a lode del venerato Braccio sinistro di San Corrado, giunto in Città nel 1618. L’opera poetica reca in frontespizio l’immagine del Santo Eremita Piacentino mentre regge con la mano sinistra il bastone e la corona del Rosario, formata da foglie intrecciate di edera.

Il netino Rocco Pirri, insigne autore di Sicilia Sacra, chiuse il suo apprezzato volume ‘Lessico dei Sinonimi’ (1594) con l’invocazione “Sia lode a Dio, alla B. Vergine Maria e a S. Corrado”. Il Senato Netino era solito introdurre e intestare i suoi documenti ufficiali con la sigla “Gesù, Maria, Corrado”, come si legge – ad esempio – nel decreto del 7 maggio 1643 che confermava il patronato del Santo. “Iesus, Maria, Conradus” era anche l’intestazione di tanti documenti ecclesiastici che si conservano nell’archivio capitolare in Cattedrale.

Dei 6 Eremi netini ben 4 erano intitolati alla Madonna: 1) Gesù e Maria a S. Corrado di fuori, 2) Madonna Marina, 3) S. Maria della Scala e 4) Madonna della Provvidenza a Noto Antica.

Il 27 novembre 1963, Paolo VI proclamava Maria Ss. Scala del Paradiso Patrona principale della Diocesi di Noto e San Corrado Confalonieri Compatrono Il 1° agosto 1964 l’Arca argentea del Santo giungeva in pellegrinaggio da Noto Antica al Santuario della Scala, dove nel pomeriggio fu data lettura del Breve pontificio del 27.11.1963. “Guardiamolo - disse il Vescovo A. Calabretta - il caro e grande nostro Santo Patrono ai piedi della Madonna della Scala e rinnoviamo ad ambedue la nostra filiale e incondizionata dedizione, attirandoci maggiormente la loro amorosa protezione”!

Le decisioni del 2° Sinodo Diocesano Riscoprire Gesù lungo le nostre strade, con lo spirito che le anima, vennero promulgate nel 1996, invocando l’intercessione della Madonna e di San Corrado, e affidate alla misericordia del Padre Celeste.

“La vera devozione alla Madonna non consiste in uno sterile e passeggero sentimentalismo né in una certa qual vana credulità, ma procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della Madre di Dio, e siamo spinti al filiale amore verso la Madre nostra e all’imitazione delle sue virtù” (Concilio Vaticano II, Lumen Gentium n.67).

“La Chiesa di Noto a buon diritto ringrazia Dio per la presenza orante ed operosa di San Corrado in codesta terra e ne ricorda le virtù, consapevole che la testimonianza della vita di un Santo costituisce per ogni tempo un messaggio da raccogliere ed un modello da imitare” (Giovanni Paolo II, 14.9.1989).

Ci accompagni sempre nella vita la Provvidenza di Dio, la protezione materna della Madonna Scala del Paradiso e la benedizione di San Corrado !

Sac. Salvatore Guastella

NOTE AL TESTO

L’Associazione “Società Fedeli e Portatori di San Corrado” in Noto è sorta per volontà del Vescovo Angelo Calabretta nel 1951 – 6° centenario della morte del Santo Patrono – ed ha sede in via Rinaldo Montoro, 4. Il suo ‘Statuto e regolamento’, emanato il 19 gennaio 1953, venne approvato anche dal Vescovo Salvatore Nicolosi il 28 febbraio 1984.

Malfa Corrado nacque a Noto nel dicembre 1859 e morì a Messina il 28 settembre 1925. “La sua maggiore attività artistica fu svolta nelle decorazioni dei soffitti. Lavorò in Modica, dove decorò le case dell’avv. Basile, del prof. Scucces, dell’avv. Scribano e di Pietro Rizzone. Nei pressi di Scoglitti (Rg) lavorò cinque anni per la decorazione di Villa Salina del barone Pancari. Nel 1916 si trasferì a Catania e si dedicò alla pittura su seta e su legno. Lo stesso lavoro continuò a Messina, dove morì” (Passarello Gaetano, Personalità Netine di tutti i tempi, p. 125. Edigraf, Catania 1969).

Questa stampa del Migliavacca raffigura S. Corrado il quale ha, nello sfondo, a destra l’altura dei Pizzoni e a sinistra il romitorio di San Calogero adiacente al cimitero vecchio. L’artistica stampa, ritrovata fortunosamente dall’amico Arch. Santo Pietro Giannone, l’ho riprodotta nel volume L’Arte tipografica nel nome di S. Corrado, p. 57. Editrice Alveria, Noto 1990.

Vedi Carmelo Curti, La ‘Vita’ del Beato Corrado Confalonieri, tratta dal Codice dell’archivio capitolare della Cattedrale di Noto, p. 64; ed. F.I.D.A.P.A. sez. di Noto, 1990 e Filippo Rotolo, Vita Beati Corradi. Testo siciliano del XIV-XV sec., p. 139; editrice Alveria, Noto 1995.

“La preziosa Arca argentea, che racchiude le spoglie del Santo, fu costruita nel sec. XVI (forse su disegno dell’architetto netino Giovanni Manuella) dall’argentiere Claudio Lo Pagio da Lione e più volte restaurata e abbellita (1712, 1782, 1848, 1990)… L’artistica Arca ha forma rettangolare con coperchio a piramide sul cui vertice è un piccolo globo che sorregge una statuetta di Cristo Risorto. Le pareti sono divise da snelle colonnine e in scomparti (sei in quelle maggiori, due in quelle minori) formati da nicchiette con catino a conchiglia, nelle quali sono state sovrapposte in bassorilievo le figure degli Apostoli, di Maria, dell’Angelo annunziante, di S. Nicolò (antico Patrono di Noto) e dello stesso S. Corrado” (Francesco Balsamo, Una visita a Noto la ‘città d’oro’, pp. 34-35 e 37. Noto 1996).

In Francesco Balsamo, S. Corrado Confalonieri nella letteratura e nell’arte [edizione I.S.V.N.A., Noto 1988] è riprodotta una rara incisione di questa venerata Pala ‘L’intercessione di S. Corrado’ di Sebastiano Conca.

Questa xilografia del 1621 - riprodotta in Gabriele Andreozzi, San Corrado Eremita Terziario Francescano, p.17 - il Senato Piacentino l’aveva inserita nella ‘Grida per la festa di S. Corrado’, stampata a Piacenza il 18 febbraio 1675. Vedi Guastella S., Libero per servire. Articoli e saggi sul Santo Patrono di Noto, p. 71. Ed. La Vita Diocesana, Noto 1989.


 

 

 
   

 

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