San Corrado  Calendasco 1290 -Noto 19 febbraio 1351

 
 
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Edito a cura degli Amici della Cattedrale di Noto

libro dell'autore Santo Mortillaro

   

            
       Precisa recensione al testo a cura del Sac. Salvatore Guastella     

«Corrado Confalonieri. Il Santo del pane caldo»  di Santo Mortillaro.

 

Sono due le pubblicazioni più recenti (2009) sul nostro Santo, e che fanno doveroso riferimento alla fondamentale «Vita beati Corradi» (codice del se. XIV custodito nell’archivio della Cattedrale di Noto).

1)    La parrocchia San Corrado di Siracusa ha curato la ripubblicazione della breve biografia del Santo, estratta dal Florilegio del Terz’Ordine Regolare di S. Francesco di Giovanni Parisi [pp. 1-32).

2)     A Noto, “Corrado Confalonieri. Il Santo del pane caldo” di Santo Mortillaro (pp. 174). Edizione ‘Amici della Cattedrale’.

 

Per la cordiale cortesia dello stesso Autore, il netino Ins. Santo Mortillaro membro del Consiglio pastorale della parrocchia Cattedrale di Noto, ne ho avuto in mano il  manoscritto, prima della pubblicazione e l’ho letto attentamente. E’ davvero un lavoro biografico lodevolmente elaborato a scopo devozionale, e ben si inserisce nella plurisecolare bibliografia culturale e popolare sul nostro Santo Patrono. “E’ veramente il canto di un innamorato di S. Corrado, quest’opera che viene adesso pubblicata sulla vita del Santo Patrono di Noto” (Parr. Salvatore Bellomia).

Nell’Introduzione, l’Autore tiene a precisare che «la poliedrica figura di S. Corrado, il suo cammino verso le ardue vette della santità, il suo amore per Noto, la devozione e l’intimo legame che ci unisce a Lui, da sempre hanno affascinato scrittori e poeti, per cui non c‘è stato secolo che non abbia visto fiorire nuovi studi e nuove pubblicazioni in suo onore».

Sono trentasei i capitoli, brevi ed essenziali, che accompagnano il lettore nell’itinerario corradiano dalla natìa Piacenza sino a Noto, la sua patria di elezione. Qui, nella grotta dei Pizzoni, rifulge la sua santità di eremita, sempre accogliente verso i poveri. Infatti «mentre il pellegrinaggio di tanti bisognosi si fa sempre più continuo e numeroso verso la grotta, alla continua ricerca d’aiuto, l’umile speco diventa la grotta del pane caldo» (p.84).

Doveroso ed essenziale poi l’accenno ai Cilii (pp.109-110), all’Urna d’argento (pp.111-113) e alle Feste in febbraio e agosto (pp.115-117).

A mò di appendice, Mortillaro aggiunge Preghiere, Litanie e Inni al Santo Patrono (pp.119-130), La figura di S. Corrado nell’arte e nella letteratura (pp.131-136). In fine: Bibliografia (pp.137-138) e Note (pp.139-140).

 

A chiusura, impreziosisce il libro «La traduzione italiana del codice Vita beati Corradi», curata dal Prof. Sebastiano Burgaretta (pp.145-171).

Numerose e varie le illustrazioni a colori che costellano la pubblicazione.

Sono certo che il libro incontrerà ampi consensi in tutti i devoti del nostro Santo Patrono.

 

                                                                                       Sac. Salvatore Guastella






Una raccolta di testi importanti

Edito da La Vita Diocesana, 1989
Raccoglie decine di Testi storici e Devozionali sull'amato Patrono di Noto
dello storico netino mons. Salvatore Guastella


     Un libro imperdibile

Sui Confalonieri

Storia di Milano del 1864

I Confalonieri e san Corrado secondo questo antico volume.

“La famiglia Confalonieri crebbe in potenza sì in Lombardia che a Piacenza. Il capo di questo ramo Corrado, potente barone, tocco dai rimorsi che un incendio da lui appiccato avesse condotto un povero contadino fino ai piedi del patibolo, che avrebbe salito se egli non se ne confessava autore, rinunziò a tutti gli agi, ritirandosi in un romitorio, vicino alla città di Noto, in Sicilia, dove per trentasei anni visse in aspra penitenza fino al 1351, in cui morì.

Centosessantaquattr’anni dopo papa Leone X lo ascriveva al novero dei beati, e papa Paolo V più tardi lo canonizzava. [Nota 1]

La santità di Corrado, le caudate imprese nelle armi e nelle magistrature d’altri Confalonieri del ramo Piacentino, di quello stabilitosi a Candia e Lomellina e dello stipite rimasto a Milano e feudatario di Agliate e di alcuni vicini paesi in Brianza lungo il Lambro, avevano circondata quell’antica prosapia di sì viva luce che ricopriva le scelleraggini con cui parecchi dè suoi membri l’aveva bruttata. Uno Stefano dei Confalonieri d’Agliate con altri sicari prezzolati dalla eretica setta dei credenti aveva assassinato nel 1252, vicino a Barlassina, l’inquisitore Pietro Martire, e ferito mortalmente fra Domenico suo compagno.”

Storia di Milano di Francesco Cusani, ediz. Libreria Pirotta & c., Milano 1864, Cap. XXVI,Vol. III- IV, pagg. 143 -144

Nota 1

Breve 12 luglio 1515, e gennaio 1614. Vedi Campi, Vita di S. Corrado eremita, Piacenza 1614.


Bibliografia Varia                                                             

·

San Corrado Confalonieri, il cercatore di Dio, U. Battini, Ed. Compagnia di Sigerico in Calendasco, Calendasco (PC), 2005

 

San Corrado Confalonieri: i documenti inediti piacentini, Umberto Battini (a cura di), Ed. Compagnia di Sigerico in Calendasco, Calendasco (PC), 2006

 

 

                                                                                        

 

 

Ad Padum. Il territorio, la strada, il Po, Gianni Battini, in AA.VV., Atti del Convegno Internazionale di Studi, Ponti Navalestri e Guadi. La Via Francigena e il problema dell'attraversamento dei corsi d'acqua nel medioevo, Centro Studi Romei, Annuario “De Strata Fracigena”, VI/2, Ed. gli Arcipressi, Firenze 1998

 

La via Francigena nel territorio piacentino, Umberto Battini,in AA.VV. Il Grande Fiume, n. 5, estate 2000

 

Antiche forme di pedaggio sul Po, Umberto Battini, in AA.VV. Il Grande Fiume, n. 6, autunno 2000

 

La via Francigena, il guado del Po. Storia, gestione, sviluppo e strategia tra IV e XIV secolo, Gianni e Umberto Battini, Ed. Banca di Piacenza, Piacenza, 1998. Questo volume è disponibile anche in formato braille, presso l'Unione ciechi di Piacenza ed alla Biblioteca Nazionale di testi braille di Monza.

 

Cotrebbia. Origini e storia di una comunità, Fabio Bianchi, Ed. Parrocchia di Cotrebbia (PC), 1998

 

La via Francigena nel piacentino, Gianni Battini, in AA.VV., Incontro al Padre, supplemento a: Il Nuovo Giornale, n°9, Ed. Diocesi di Piacenza e Bobbio, Piacenza, marzo1999

 

Per antiche strade e per antichi guadi. La Via Francigena tra Pavia, Piacenza e Fidenza Gianni Battini, in AA.VV., Annuario Iubilantes Como 1999-2000, Como, gennaio 2000

 

Qui attraversò il Po l'abate di Canterbury, Gianni Battini, in AA.VV. Piacenza Economica, n. 3, anno XXV, Ed. Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Piacenza, lugliosettembre 2000

 

Una libbra di pepe e due soldi. Strategie e strutture medioevali del viaggiare sulla Francigena, Gianni Battini, in AA.VV., Annuario Iubilantes 2000-2001, Como, gennaio 2001

 

All'incrocio della via fluviale: il Po come antico elemento di unione, Gianni Battini, in AA.VV., Atti del Convegno di Studio, Il Lodigiano un'area di strada tra la Francigena e la via Romana, in "De Strata Fracigena", Centro Studi Romei, IX/2, Ed. Gli Arcipressi, Poggibonsi, dicembre 2001


Alcuni Testi circa S. Corrado


                                                         

Questi testi fanno parte della ricca bibliografia a San Corrado e meriterebbero attenzione, anzi sarebbe interessante conoscerli e poterli rendere accessibili a tutti i Devoti e Fedeli di ogni luogo.
 
La segnalazione è a cura del Netino Salvatore Bertoli.


• Predica in lode di S. Corrado Piacentino della nobile famiglia dè Confalonieri. Fatta dal molto reverendo padre fra Francesco Zuzzeri Anconetano Cappuccino. 1625 a Piacenza. Si trova a Modena presso la Biblioteca Estense Universitaria.

• Inno a S. Corrado Confalonieri di Mario Giuseppe Genesi a Piacenza presso l’autore. Biblioteca Armando Gentilucci dell’ist. Sup. di studi musicaliAchille Peri –RE-

• Historia del glorioso S.C. Piacentino dove si tratta della vita , miracolie morte di quello. Composta dal reverendo don Rocco Perri notigiano. –PA-1595

• All’anacoreta netino San Corrado panegirico. 1856 Michelangelo da Melilli. Stampato a Noto da – stamperia dell’intendenza. Si trova presso la biblioteca stat. Del monumento nazion. Di Calamari –Veroli_ FR

• Predica in lode di S.C. piacentino di mons. Illustr. Paolo Aresi chierico regolare e vescovo di Tortona. Fatta da lui nel duomo di Piacenza nell’anno1616 il 19 febbr. Locazione: bibliot. del Santuario di nostra Signora di Oropa Biella.

• L’Anacoreta taumaturgo: S.C. da Piacenza di p. Giuliano Piccoli. Locaz. Biblioteca nazion. Centrale di Firenze .1943.


                                       La Vita in spagnolo


 

                      


I DOCUMENTI

INEDITI

PIACENTINI

                      

Premessa al volume

In questi ultimi anni a Piacenza c’è stata una riscoperta molto accalorata della figura del santo piacentino Corrado Confalonieri. Intorno a questo illustre personaggio si è sviluppato un nuovo filone di ricerca storica basata principalmente sui documenti contenuti negli Archivi.
E così è stato necessario rivedere e correggere alcune vecchie tesi che non avevano base documentale ma che egualmente la buona fede della gente aveva preso per certe, e quindi con prove scritte quali sono appunto un atto antico conservato in archivio oppure una vecchia mappa del tardo 1500 si sono smontate e ricostruite su base scientifica quelle tesi d’annata ormai superate. 
In questo efficace lavoro sono messe in chiaro per mezzo appunto di documenti antichi e non solo, alcune questioni che ‘girano’ attorno alla figura del santo di Piacenza e che interessano lo studioso e l’appassionato di storia, proprio perchè sono rivolte all’ambiente ed al territorio che lo hanno visto nascere e convertirsi prima della partenza per la lontana Sicilia.
E cercando nomi di luoghi sulle carte che datano dal primo medioevo fino al 1600 e cercando anche sulle nuove ed antiche mappe si riescono a fare dei collegamenti che uniscono un territorio ad un modo di essere comune a tutta una popolazione varia ma unica e disposta lungo l’asse del fiume Po.
Le piccole località scomparse o esistenti, le frazioni comunali, i corsi d’acqua più o meno capienti, i molini, le chiese ed i castelli, le strade ed i confini rurali, ancora oggi parlano a chi è attento di ciò che rappresentano o hanno rappresentato nel tempo.
Dopo l’eccellente volume “San Corrado Confalonieri il cercatore di Dio”, edito sempre dalle Edizioni Storiche della Compagnia di Sigerico di Calendasco nel 2005, che colmava un vuoto piacentino sull’argomento di bren quattro secoli, con quest’ulteriore lavoro, la cui cura è stata a me affidata, si porta alla conoscenza degli studiosi e dei devoti di Piacenza, di Noto, di Calendasco e di ogni luogo e dove, di ciò che in oltre dieci anni di silenziosi ma continui e decisi Studi e Ricerche su San Corrado e la Sua Nobile Famiglia Confalonieri, sono stati gli esiti a volte unici, inediti, inaspettati e eccezionali cui ci si è imbattuti.
Segno questo che la ricerca mai si può dire conclusa, e nel nostro caso, ha voluto significare che nel piacentino rare erano state, fino ad ora, serie ed approfondite ricerche d’Archivio su questo Santo.
Quando circa dieci anni fa mi imbattei nel ‘Legato Sancti Conradi’, frugando nell’Archivio della Parrocchiale di Calendasco grazie al significativo appoggio dell’allora Arciprete parroco don Carlo Maria Ossola, mai avrei immaginato di fare una scoperta così rivoluzionaria ed eccezionale sul Santo eremita piacentino cioè che in Calendasco egli vi fosse nato fisicamente. Queste lunghe e fitte 27 pagine scritte in latino con la penna d’oca in una ottima scrittura corsiva, dopo pagine e pagine di dati e termini giuridici proprii di una Scrittura Pubblica fatta dal notaio e Cancelliere della Curia di Piacenza Giovan Francesco de Parma dinnanzi al Vescovo Claudio Rangoni, alla pagina 12 mi indicava senza mezze misure, in modo chiaro e inconfutabile: che san Corrado aveva avuto la sua origine terrena qui a Calendasco.
Entusiasta, ma senza eccessiva enfasi comunicai la scoperta a padre Andreozzi ed altri amici e devoti con me impegnati nel recupero di questa eccellente Devozione piacentina. Seguirono i 4 Convegni Nazionali di Studi corradiani, con Partner Organizzativo la Banca di Piacenza, e nel 3° Convegno di Piacenza nel 2000, presentai in una relazione principalmente basata sulle mie scoperte d’Archivio sull’hospitale di Calendasco, luogo del primo ritiro del Santo alla conversione, anche ciò che avevo scoperto essere contenuto nel ‘Legato’. Sebbene la notizia fosse importantissima al momento venne recepita con le famose ‘pinze’: ma una analisi scientifica, paleografica e diplomatica dell’importantissimo documento non ha lasciato dubbi: l’intero Atto è formalmente perfetto e giuridicamente valido, consegnato e approvato dal Vescovo di Piacenza perchè in tutto ciò che vi si affermava, fosse oltre che confermato, pure così decretato.
In questo Volume al Capitolo 1 abbiamo due importanti saggi a cura di p. Lino Temperini TOR, docente alla Pontificia Università Francescana ‘Antonianum’ di Roma e Direttore delle Editrici Franciscanum di Roma oltre che della Rivista Internazionale di studi francescani ANALECTA TOR, in questi ottimi saggi di Lino Temperini riusciamo a percepire in quale ambiente sociale e religioso fosse inserito san Corrado, quale importanza aveva il movimento Terziario dei laici francescani, uomini e donne, ed ancora di quanto seguito ebbero i Penitenti Terziari francescani a Piacenza, al punto che scopriamo che proprio qui a Piacenza nel 1280 vi era stata una riunione grandiosa che vide confluire Terziari dalle Marche, dall’Umbria e da tutto il nord Italia, riunione che può essere assurta quale primo grande Capitolo Generale dei terziari francescani.
Nel Capitolo 2 sono contenuti una serie di saggi relativi agli studi che ho personalmente compiuto nel piacentino, e che vedono essere occorse notevoli novità che andranno a concretizzare e per certi casi, rinnovare gli studi datati, perfezionando certe vecchie tesi, che le nuove indagini d’Archivio hanno portato alla luce, quali ad esempio ‘il sutta’ e ‘il supra’, e poi la nascita ed il ‘Legato’ e la concretezza del luogo del ‘gorgolare’, e dell’hospitale dei penitenti, il luogo dell’incendio, la questione se il santo fosse o meno sposato ed altri argomenti.
Il Capitolo 3 contiene la lettura paleografica del ‘Legato’ con la trascrizione latina, per mano e grazie all’esperienza di mons. Salvatore Guastella, insigne studioso netino, che in questi anni ha dato alle stampe ottimi e numerosi Studi, Ricerche e Saggi storici, tra i maggiori cultori ed esperti della devozione a san Corrado Confalonieri.
Nello stesso Capitolo 3 è contenuta la traduzione dal latino all’italiano del ‘Legato’ per l’opera paziente ed erudita del proff. Gianni Boiardi, colto ed esperto classicista
.
Questo Volume nasce quindi dalla cooperazione gratuita e sincera di tutti questi singoli Autori. E gli Autori hanno reso concreto in modo storico e preciso il santo eremita piacentino, contestualizzato in maniera notevole nella ricca indagine che è stata condotta.
A me, quale piacentino e natio dello stesso luogo del santo Corrado, spetta l’obbligo e l’onore di ringraziare con debito profondo di stima e riconoscenza i carissimi p. Lino Temperini TOR S. Francesco, mons. Salvatore Guastella e il proff. Gianni Boiardi.
Poter presentare a tutti gli innamorati della storia piacentina queste pagine, ricche di Studi di eminenti studiosi, su alcuni aspetti della vita di san Corrado piacentino, è motivo di grande soddisfazione ed augurio che possano infondere nel lettore la voglia di guardare con occhio meravigliato quello che tutti i giorni gli si mostra davanti e che si credeva non possedesse storia; una storia, quella civile e religiosa che sono immancabilmente unite insieme e sempre attuali.
Concludo con una curiosità:san Corrado inizia la sua ‘storia’ andando a caccia, cercando nel fitto bosco la selvaggina da stanare; quando si converte e poi da Calendasco parte e arriva in Sicilia, dapprima viene egli stesso reso ‘preda’, avventandogli contro dei cani; finalmente a Noto, nella sua bella Valle, in una grotta può darsi alla vita eremitica. Qui morirà nel 1351. Segue tutto un iter che lo porterà a divenire prima venerabile per la sola Noto e Siracusa, poi per tutta la Sicilia ed infine, Santo della Chiesa tutta, e ormai agli inizi del 1600 è così che a Piacenza si conosce del Santo piacentino. Calendasco lo ha quale Patrono da subito, da quattrocento anni, però di san Corrado si era certi solo della sua nascita ‘spirituale’ nel paese. Siccome era piacentino, ed i Confalonieri Nobili di questa città, ancorché in Castrun Calendaschi vi sia la certezza di duecento anni come loro feudo, non si sapeva con certezza di dove fosse: per convenzione si diceva nato a Piacenza.
Così a me toccò di ritrovare nel ‘fitto’ di quel manoscritto conservato nell’Archivio della chiesa di Calendasco, quella importantissima indicazione storica, che il Vescovo di Piacenza e i convenuti in Curia ebbero a cuore di tramandare ai posteri.
Che cioè a Calendasco san Corrado era nato fisicamente.
Quando Corrado andava a caccia, secondo l’uso medievale, mentre egli attendeva con l’arco già pronto con la freccia la preda, là nel fitto della boscaglia, tra le sterpi, vi erano coloro che erano addetti a far rumore, muovere le sterpi, battere ferri per spaventare la selvagggina e farla fuggire tra i prati, in luogo visibile, pronta alla cattura da parte dei cani e dell’uomo. A me è toccato ‘scovare’ il luogo d’origine di san Corrrado, Calendasco.
Questi servitori e battitori per la caccia, erano detti ‘battini’.
Non sò quanto possa valere, di certo però, io che mai ho praticato la caccia, ho l’onere di portare questo antico cognome.


Umberto Battini


 

L’ASCETICA DI CORRADO

Breve sintesi a cura di Michele Di Gabriele

per “L’Araldo di San Corrado web”

Elaborazione di un testo inserito nel volume agiografico

“S. Corrado Confalonieri il cercatore di Dio” – Piacenza 2005

 

Il Santo Corrado, si ritirò in un luogo appartato, “secessit ad remotiora”;

il luogo appartato è per l’eremita “orationis locus”, luogo di preghiera.

La preghiera dell’eremita che si ritira dal mondo è favorita dal luogo

adiuta loco”, è impreziosita dalla solitudine “honorata secreto”, e arriva

più facilmente al cielo “facilius nubes...penetraret”.

San Corrado nella sua vita solitaria ha acquisito particolari grazie e virtù.

La vita solitaria è per l’eremita: patria della fede – fidei sedem – Arca

della virtù – virtutis arcam – santuario della carità – caritatis sacrarium

– patrimonio di spiritualità – pietatis thesaurum – fonte della santità

iustitiae prontuarium.

S.Corrado lascia la sua patria natale, Calendasco e Piacenza, partendo

pellegrino alla volta dei luoghi santi di Roma. Giunge dopo un lungo

viaggio presso la Valle delle Celle per poi trasferirsi ‘alli Pizzoni’ di Noto in Sicilia.

L’abbandono della patria terrena fisicamente, è richiesto a chi desidera

vivere nella solitudine eremitica per darsi quindi alla contemplazione di Dio.

Questo abbandono, che prefigura il pellegrinaggio alla patria Celeste, è

chiamata “xeniteia”; il Santo Corrado mette in pratica un corretta

xeniteia”, recidendo i legami con la sua terra d’origine, con i parenti, gli

amici, cose e beni materiali.

Solo più tardi, secoli dopo, con la elevazione alla santità, si riscoprirà la

originem terrenam” del Santo Corrado e si ricucirà un aspetto

importante perduto secoli prima con la xeniteia. Egli lasciando tutto,

potrà darsi alle ‘cose’ di Dio in piena libertà dagli affanni del mondo.

Con umiltà, coltiva l’oblio delle cose terrene, “immemores terrenorum

e disprezza la ricchezza “abiciunt divitias”, sceglie la povertà “egere

malunt” per avere la speranza ed il desiderio dei beni celesti.

S. Corrado guarda benigno alla piccola minoranza positiva dell’eremo di

Calendasco e da essa trae forza: qui temprerà il suo spirito nel periodo

più decisivo e cruciale di tutta la sua ascesa religiosa. Gli eremiti

penitenti di Calendasco che lo hanno accolto alla prima conversione,

sono chiari esempi di ottima vita di pietà religiosa ed evangelica, di

progresso morale e spirituale.

Egli accetta la proposta religiosa-spirituale dei penitenti francescani, essa

richiede una adesione alla fede così assoluta e radicale che lo spingerà

esplicitamente alla scelta ascetica e monastica quale espressione ottimale

del “secessus” dal mondo.

E’ la conversione che “significa assumere un modo diverso di pensare e

di agire… significa liberarsi dagli idoli che ci siamo creati e che legano

il cuore”.

Ritirato alfine nella grotta fra la brulla montagna della valle di Noto,

S. Corrado si dedica allo studio della Sacra Scrittura in maniera intensa.

Corrado quando giunge presso la grotta di Noto è già da un pezzo ‘ricco

di Cristo’; spogliato dei beni terreni ora vale più dei giovani per l’età e

più dei vecchi per la santità; ha la mente illuminata e con intensità brama

a quel luogo di solitudine, dimenticato.

Corrado è convinto che i beni da lui trattenuti sarebbero stati una

distrazione continua per il pensiero. Essendo il pensiero rotto dal

possesso dei beni, i ‘pensieri superiori’ sulle cose spirituali e di

comunione fraterna ne sarebbero anche essi distolti.

Non è facile entrare nella coscienza di Corrado in modo netto e chiarificante

ma possiamo sostenere con quasi certezza che la svolta è stata estrema. Si

legge nella pergamena che fu deposta nel sarcofago del santo, che ne narra

la Vita, che “Il beato Corrado fu di Lombardia, di una città chiamata

Piacenza, ed egli fu dei maggiori uomini e gentili di Piacenza”.

Corrado, sotto la guida del padre spirituale Aristide nel romitorio di Calendasco,

impara che i sani non

frequentano la casa di cura: “Dio è la vita e la salvezza di quanti ha voluto

creare, proprio di tutti, fedeli e infedeli, giusti e ingiusti, pii ed empi,

schiavi delle passioni o liberi da esse, monaci e secolari, dotti e indotti,

sani e ammalati, giovani e non più giovani. Essendo effusione di luce e

sole degli spiriti, a questi concede la sua luce in misura diversa ma in

modo imparziale, perchè in Dio non c’è accezione di persone. Il cristiano

secondo l’umana possibilità imita il Cristo aderendo in parole opere e

pensieri alla fede nella santa Trinità, correttamente e irreprensibilmente

il cristiano non trascurerà di fare del bene per quanto sta in lui.”

Si noti come Francesco d’Assisi mostri un recupero dell’esperienza

spirituale antica, quando afferma a chi è rivolto il messaggio evangelico:

qualsiasi fedele, ricco, povero, nobile, non-nobile, senza valore, brillante,

0prudente, semplice, chierico, illustre, laico nel popolo cristiano”.

Corrado è stato folgorato da questa frase: accortosi che Dio è vita e salvezza

aderisce secondo la sua possibilità a Cristo, la sua vita secolare, sebbene

nobiliare cavalleresca, non gli è di impedimento ad una conversione piena.

Questa conversione significa due cose: 1) ricominciare da zero la sua vita

materiale, adattandola al monachesimo-penitenziale e 2) coltivare una

vita spirituale graduale, che porti l’affidamento fatto nella fede, ad una

maturazione profonda ed unica in Dio.

Corrado non si è tirato indietro: una conversione totale, al pari del suo

padre spirituale nell’ideale di povertà e cioè il Santo d’Assisi Francesco,

che ormai in quegli anni tanto aveva segnato le genti e gli animi. E del

francescanesimo era già da tempo, dagli anni della sua più fortunata

diffusione, che Corrado ne respirava l’ideale.

Michele Di Gabriele


 

 
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