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 M I R A C O L I

 

 

 

Il Miracolo

del “Bastone di San Corrado

Nella prima solenne processione con l’arca del santo, che fu fatta l’anno appresso (1516), avvenne che nel passare davanti a una casa i portatori sentirono siffattamente aggravatone il peso, che dovettero deporlo, nè valevano a rilevarlo.

Erano testimone la vecchia padrona di quella casa, e parendole di indovinare la ragione di quel fatto che teneva tutti sospesi e stupiti, uscì di casa portando un vecchio bastone, e dicendo al Vescovo che guidava la processione:

“Forse il Beato Corrado rivuole la roba sua; l’ebbe non so come l’avo mio, e l’abbiamo sempre custodito con gran cura, e con esso applicato ad infermi abbiamo ottenuto assaissime grazie. Mi giudicherà indegna di più oltre tenerlo: e lo rendo, e lo dò a voi da custodire.”

Bene si appose; chè posto il bastone sopra l’arca del corpo, cessò ogni difficoltà dello smuoverlo; e racquistato il leggier peso di prima si compiè la processione.

Pel quel fatto commossi, e atterriti quanti altri in Noto custodivano il Rosario o altri oggetti che già furono del Beato, li portarono anch’essi al Vescovo, il quale ordinò, che fossero religiosamente custoditi.

E così fu fatto, nella sontuosa Cappella che era stata costruita nella Chiesa di S. Nicola ad onore del B. Corrado.

Nota al testo

La Chiesa di San Nicola con la Cappella dedicata al Santo Corrado piacentino si intende quella posta nella Noto Antica, cioè la città che andò distrutta nel terremoto del 1693. L’odierna città di Noto sorge un poco più a Valle e nuovamente in quel tempo ricostruita in luogo più solido e sicuro.

Testo tratto integralmente alla pag. 46 dal libro edito in Noto nel 1890 dalle Off. Tip. Di Fr. ZAMMIT, quarta edizione sulla ristampa con aggiunte del Cav. Bartolomeo Veratti Cameriere d’Onore di Cappa e Spada della Santità di N. S. LEONE XIII.

Della Vita e del Culto di S. CORRADO CONFALONIERI – Cenni storici
 
                                                               

Il miracolo del

“lume di San Corrado”



Dei tanti miracoli, che siccome è accennato di sopra tennero sempre viva in Noto la devozione verso S. Corrado, e tanto contribuirono a farne crescere il culto (parecchi dei quali si leggono narrati negli scrittori della vita di lui), io qui voglio ricordarne solo uno che parmi convenire alla natura semplicemente istorica dei Cenni da me presi a scrivere.

Era in Noto dipinta in sul muro della casa dove S. Corrado avea con un segno di croce risanato un fanciullo ernioso, una antica immagine del Santo Eremita, e vi si teneva accesa di notte una lampada. Accadde che un soldato del presidio spagnolo, che lì presso nel corpo di guardia giuocava, vincendo, con un camerata, venendo a finirsi il lume, e volendo proseguire nel giuoco che gli dicea tanto bene, pensò d’andare a prendere quella lampada. E così fece, ed aggiungendo lo scherno disse: “Che bisogno ha di lume questo vecchio? Il fatto suo può farlo il buio”, e si portò via la lampada.

Di che ben si trovò punito; che non solo, mutava in subito la sorte del giuoco, perdè quanto avea sino allora guadagnato e quanto avea di suo; ma postosi poi a dormire si sentì preso da così acuto dolore, che scosso il sonno, credette dover morire per uno sformato tumore ernioso che andava crescendo rapidamente.

Alle sue grida accorsero rapidamente anche alcuni vicini, tra cui una donnicciula, la quale mossa a pietà del caso, esortò il soldato a invocare S. Corrado tanto potente e facile soccorritore in male siffatto. E chi è? Domandò lo spagnolo, questo San Corrado? – E’ quello, rispose la donna, che veneriamo nella Chiesa di S. Nicola, e una cui immagine è qui vicina; e potrete averla veduta; che la notte vi si tiene sempre una lampada.

                        

Capì allora il soldato, e pensò che quel male fosse castigo della sua irriverenza, e chiestone perdono, a lui si votò, ed ebbe tosto la grazia.

Di che divenne devoto ed encomiatore del Santo, e finchè rimase a Noto volle per sè la cura di tener netta la strada davanti a quella immagine, e di lumi e di fiori l’adornava.

Era assai antica quella pittura, e la tradizione diceva essere un fedele ritratto del santo Eremita. Perciò si può tenere come non lavorate di fantasie le immagini di S. Corrado tratte da quella pitture, e storicamente fedele il ritratto descritto dal Littara col dirlo alto di statura, di belle forme e d’aspetto magnanimo.

Nota al testo

La Chiesa di San Nicola con la Cappella dedicata al Santo Corrado piacentino si intende quella posta nella Noto Antica, cioè la città che andò distrutta nel terremoto del 1693. L’odierna città di Noto sorge un poco più a Valle e nuovamente in quel tempo ricostruita in luogo più solido e sicuro.

Testo tratto integralmente alla pag. 51 e 52 dal libro edito in Noto nel 1890 dalle Off. Tip. Di Fr. ZAMMIT, quarta edizione sulla ristampa con aggiunte del Cav. Bartolomeo Veratti Cameriere d’Onore di Cappa e Spada della Santità di N. S. LEONE XIII.

Della Vita e del Culto di S. CORRADO CONFALONIERI – Cenni storici


Una curiosa invenzione agiografica

La traversata sul mantello

Lo “straordinario” viaggio via mare di San Corrado

da Malta alla Sicilia

di Umberto Battini

Un manoscritto maltese del tardo seicento, di un gesuita, riporta una bella e stimolante notizia agiografica; essa è stata anche riportata nel 1657 nelle “Animadversiones in Vitam Divi Conradi”, testo compreso nel libro del Gaetani che fu edito a Palermo nel suo “Vitae Sanctorum Siculorum”.

Oltre quindi a dirci del soggiorno maltese di San Corrado (argomento dibattuto perchè pare non comprovato, ma comunque non da scartare quale ipotesi) viene narrato di come il Santo, avendo avuto dei diverbi con degli astiosi abitanti di Casal Musta nell’isola di Malta, lasciò quel luogo.

San Corrado si allontanò da Malta viaggiando sul mare sopra al suo mantello di pellegrino e penitente: il suo approdo fu la Sicilia.

Oltretutto il Santo piacentino profetizzò anche l’arrivo sull’isola di Malta dei Cavalieri di Gerusalemme, coloro che oggi conosciamo quali Cavalieri di Malta: ed in effetti nel 1530 il fatto si avverò!

E’ molto interessante questo ‘intermezzo’ agiografico legato a San Corrado che naviga steso sul suo mantello sul tratto di mare che lo vedrà poi arrivare in Sicilia, terra prediletta per la vita eremitica.

Il mare nella simbologia biblica, sappiamo significare il mondo, in tutti i suoi aspetti: ebbene Corrado ormai con l’anima perfettamente dedita alle sole letizie del Cristo, ‘vola’ sopra il mondo stesso, senza subirne danni. Il mantello del pellegrino-penitente non solo quindi si rivela una difesa dalle piogge, dalle bufere del viaggio naturale, ma diventa un ornamento necessario alla propria santificazione richiamata dallo stretto nesso con la penitenza, con una vita che passa ‘sopra’ al mondo e lo trasporta, povero del mondo materiale, in un cammino di solo spirito. Cammino che vede la sintesi finale nella vita eremitica e statica, in sola contemplazione, in una nuda e cruda grotta presso la Valle dei Pizzi vicino alla città di Noto, nella Sicilia sud-orientale.

Sul grandioso portone bronzeo della cattedrale di Noto, opera maestosa dell'artista Giuseppe Pirrone, sono raffigurate le fasi salienti della intera Vita del Patrono, tra queste spicca la fuga da Malta e la traversata sul mantello.

Umberto Battini


Le fontane di Noto

 Leggiamo di questo prodigio, traendolo dalla Vita di San Corrado scritta dal Parisi, edizione 1984, alla pag. 157.

Nel 1608 i Netini passarono ore di grande trepidazione. Era allora la città, nei siti più bassi, ricca di fontanelle d’acqua sorgiva, della quali una, detta “Fontana Grande”, mandava acqua tanto abbondante da essere bastevole al lavoro di ben diciotto molini. All’improvviso un giorno – non si sa per quale strano fenomeno -, nessuna delle fontane dava più acqua. La cittadinanza ne fu allarmatissima e dopo lunghe ore di ansiosa attesa decise di fare ricorso alla protezione del suo S. Corrado. Venne condotto in processione di penitenza il sacro suo corpo tra molte lacrime e preghiere; la grazia sospirata da tutti non si fece molto attendere: le acque, che erano completamente scomparse, dopo ventiquattro ore tornarono a fluire dalle fontane abbondanti come prima.


                                           Stemma dei Nobili Confalonieri di Piacenza

MIRACOLI estratti dalla "Vita Beati Corradi" che si conserva a Noto del tardo XIV sec.

Un suo devoto un giorno decise di andarlo a trovare nella sua grotta dei Pizzoni, prima di mettersi in cammino il cielo era sereno, ma cammin facendo e quando non era molto lontano dalla grotta il cielo si annuvolò dando luogo a un violento uragano con lampi e tuoni spaventosi. Il povero uomo trovò scampo nel rifugiarsi in una caverna, dove stanco del cammino si assopì. Fra Corrado che in quel mentre stava in preghiera, viene a conoscere in spirito che quel suo devoto correva un gran pericolo in quanto sta per essere vittima di un fulmine. Si trasporta immediatamente fino a lui, lo scuote e lo conduce alla sua grotta, esortandolo a ringraziare il Signore d'aver scampato a una morte sicura.

Un altro giorno un certo Lorenzo Cardo, che grandemente amava il Santo, pensò di madargli con un giovane fino ai Pizzoni un pò di legumi. Il giovane non distava molto dalla grotta quando, in mezzo a quegli orribili dirupi, un uomo cortesemente gli offrì a fargli strada. Senza saper come, si vide condotto sul ciglio di una roccia tutta circondata da paurosi precipizi. Si guardò intorno e non vide più la guida, spaventato per non poter andare nè avanti nè indetro il giovene ruppe in dirotto pianto. Fra Corrado lo scorge in spirito dalla sua grotta, dove stava a pregare e in un attimo gli è vicino, gli raccomanda di non aver paura e lo fa scendere giù per un fianco della roccia conducendolo sano e salvo nella sua grotta. Il Santo gli disse non fidarsi un'altra volta di siffatta guida perchè essa non era altro che il demonio in forma di uomo.

C'era una combriccola di buontemponi, assai poca religiosi i quali concordarono tra loro un vero tiro birbone da fare al Santo. Lo attesero un venerdì, quando egli scendeva dall'eremo per la consueta visita al SS. Crocifisso e fingendo grande devozione per lui con molta insistenza lo invitano a magiare con loro del pesce. Il Santo vi accondiscese. Ma in luogo di pesce - era di venerdì - fecero portare non altro che cibi di grasso. Tutti mangiarono compresi il santo ospite. Quando si finì, credettero di poterlo umiliare perchè contro il divieto della Chiesa, aveva mangiato carne in giorno proibito. Ma il Santo rispose che era stato invitato a mangiare pesce, e soltanto pesce aveva mangiato. Infatti sollevato il tovagliolo, mostrò loro le lische e le squame avanzate. Quei giovani vedendo quel prodigio divennoro in seguito fervidi ammiratori della santità dell'uomo di Dio.

Nel 1347 in Sicilia serpeggiava lo spettro della fame per le continue guerre, e la grave pestilenza penetrata nell'isola, e che aveva mietuto ovunque innumerevoli vittime. Il popolo di Noto affamato non trova di meglio che fa ricorso al cuore paterno di Fra Corrado, il quale si strugge di compassione e piange alla vista di tanti poveri che fanno ricorso a lui per un tozzo di pane. E così invisibili mani angeliche, apprestargli caldi pani per poter sfamare, a tutti Corrado può dare con gioia un pane. Nella grotta una schiera di persone arrivavano anche nei paesi vicini, per un prodigio più unico che raro nell'agiografia della Chiesa, divenne il forno della Provvidenza.


  


Fatti straordinari, che tennero sempre viva in Noto la devozione a S. Corrado anche dopo la sua morte.

Nel gennaio del 1693 uno dei terremoti più terribili, che la storia ricordi, distrusse molti paesi e città nella nostra Isola anche Noto fu rasa al suolo, ma non si ebbe il totale eccidio dei suoi abitanti lo si deve alla protezione e al prodigioso intervento di S. Corrado. Il 9 gennaio, giorno di venerdì si era verificata una forte scossa, molti edifici della città crollarono e circa duecento persone vi trovarono la morte. Gli abitanti per tutto il giorno seguente fino a domanica mattina, temendo altre scosse, se ne stiedero sparsi per le campagne vicine, ma rassicuratesi alquanto cominciarono a rientrare la domenica mattina. Nel pomeriggio gettò nel panico in tutti gli abitanti fu il sentire una voce misteriosa che fortemente gridava < Usciamo fuori, usciamo fuori perchè ad ore 40 replicherà il terremoto e rovinerà la città > Era evidente che S. Corrado volesse il suo diletto popolo salvo! Moltissimi infatti corsero a mettersi in salvo nei luoghi aperti. Erano scoccate appena le ore 21 di quello stesso giorno, 11 gennaio, in cui si venivono a compiere le ore 40 dalla prima scossa, che ebbe luogo terremoto così forte che distrusse ogni cosa il suolo traballava a guisa di onde del mare non restando pietra su pietra. Un migliaio di persone vi trovarono la morte, ma assai di meno avrebbero potuto essere le vittime, se da tutti si fosse dato subito ascolta alla voce misteriosa. I poveri abitanti, sbigottiti di fronte al quel flagello, non trovarono di meglio che prendere l'urna del Santo, miracolosamente recuperata e quasi illesa tra le rovine. Si decise così di far sorgere la nuova città più verso il mare nel feudo delle Mete, che sarebbe il punto dove ora la moderna Noto si ammira.

* * *
Anche da colera, che nel 1854 e 1855 desolò circa 300 comuni della Sicilia, la protezione di Corrado fu visibile tanto che nel 1855 fu decretata una processione di ringraziamento per la cessazione del flagello.


* * *

Siamo nell'ultima guerra mondiale, a una a una le città della Sicilia venivano prese di mira dai bombardamenti aerei tutti ridotti a cumuli di rovine. Attorno a Noto già Pozzallo, Scicli, Avola, Palazzolo Acreide avevano dolorosamente sperimentato gli effetti terribili delle incursioni aeree.  Fu così tutta la cittadinanza di Noto si strinse attorno a S. Corrado, la mattina del 19 febbraio del 1943 un comitato di distinte persone, a nome del popolo Netino, chiese ed ottenne da Mons. Angelo Calabretta, Vescovo della diocesi di Noto di poter fare in onore di S. Corrado, un voto per essere la città liberata dall'immane flagello. Il 28 febbraio, al chiudersi del mese di S. Corrado, dinnanzi all'immensa folla di cittadini che gremiva il tempio della Cattedrale, dopo avere l'Eccellentissimo Presule illustrato brevemente la portata dell'impegno che la cittadinanza stava per assumere, ebbe luogo la solenne promessa in questi termini < Se la città di Noto resterà salva dalle incursioni aeree nemiche nella presente guerra, il Podestà, che si trovava a reggere questo Comune, ogni anno, nella festa del Santo, il 19 febbraio, offrirà solennemente ed in ringraziamento, un Cero al Santo; i singoli fedeli faranno ne giorno della vigilia della festa del Santo, un digiuno secondo la forma solita ad usarsi dalla Chiesa, e si impegnano ad adoperarsi, perchè finita la guerra, siano eseguite le dovute decorazioni alla Cattedrale, che contengono le Preziose Ossa del Santo>. Con gli occhi ripieni di lacrime la folla seguì, ripetendole, le parole del voto che il Commissario Prefettizzio, Comm. Prof. Vincenzo Eduardo Gasdia, che reggeva allora le sorte del Comune, andava a piena voce scandendo. La città non si ebbe certo a pentire del voto fatto e della fiducia riposta in Corrado, perchè, mentre tutti i paesi dei dintorni conobbero gli orrori della distruzione, essa neppure una casa ebbe distrutta dalle incursioni aeree, scampando quasi miracolosamente al comune flagello.

E sarà sempre così attraverso i secoli, respingendo le pestifere teorie della invadente miscredenza materialistica, saprà mantenersi in ogni tempo fedele a Corrado e non dimenticherà l'esempio delle sublimi virtù del suo santo Protettore.


     

 

 

 
 
   
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