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                                              San Corrado  Calendasco 1290 -Noto 19 febbraio 1351

 
 
 
  TESTI VARI di cultura corradiana
 
     volume di FRANCO FERNANDI editrice BERTI - Piacenza 2009    
                    

Riportiamo i due bei testi contenuti nel volume edito a Piacenza nel 2009, relativi a S. Corrado e al Gorgolare

 

 
OSPIZIO ROMITORIO DEL "GORGOLARE" - CALENDASCO

A seguito della predicazione di Francesco d'Assisi, avvenuta tra gli anni 1209 - 1212, in diverse regioni italiane, furono molti i laici che, attratti dalle sue parole e dalla sua viva testimonianza, desideravano seguirlo nella sua radicale fedeltà al Vangelo. Questo fervore viene descritto da Tommaso da Celano nella sua "Vita prima  di  San Francesco d'Assisi": "Ovunque risonavano azioni di grazie e inni di lode, cosi non pochi, lasciavano le preoccupazioni mondane, seguendo l'esempio e 1'insegnamen­to del beato padre Francesco, impararono a conoscere se stessi e ad amare e rispettare il loro Creatore. Molti, nobili e plebei, chierici e laici, docili alla divina ispirazione, si recavano dal santo, bramosi di schierarsi per sempre con lui sotto la sua guida e il suo insegnamento. E, a tutti il santo di Dio, come ricchissima sorgente di grazia celeste, irrigandoli con le acque dei carismi, faceva sbocciare i fiori delle virtù nel giardino del loro cuore. Singolare maestro di vita evangelica, veramente glorioso: mediante il suo esempio, la sua Regola e il suo insegnamento, si rinnova la Chiesa di Cristo nei suoi fedeli, uomini e donne, e trionfa la triplice milizia degli eletti. A tutti dava una regola di vita, e indicava la via della salvezza a ciascuno secondo la propria condizione.". Nacque cosi quel movimento laicale chiamato "Terz'Ordine di San Francesco" (T.O.F.) a cui il Santo d'Assisi dedico importanti documenti quali le due "Lettere ai fedeli penitenti"(1215 - 1221) ed il "Memoriale Propositi", prima regola di vita. II 18 agosto 1289, con la Bolla "Supra Montem", Niccolo IV approvò definitivamente la regola di questo nuovo movimento francescano. Parallelamente alcuni terziari andarono manifestando il desiderio di lasciare gli impegni familiari e lavorativi, per vivere in fraternità, professando i consigli evangelici e dediti al servizio dei bisognosi, all'assistenza agli ammalati e gestendo ospizi per pellegrini. Fu cosi che il Terz'Ordine di San Francesco si divise in Terz'Ordine Secolare ed in Terz'Ordine Regolare (T.O.R.). Quest'ultimo venne riconosciuto da Papa Niccolo V, come ordine canonicamente eretto, all'interno della famiglia francescana, con la Bolla "Pastoralis Officii" del 20 luglio 1447. Calendasco, piccolo centro a pochi chilometri da Piacenza, situato lungo la Via Francigena, vide nascere una delle prime fraternità del Terz'Ordine Regolare, insediatasi, tra il 1280 - 1290, in una località chiamata "Gorgolare". Quest'eremo ospizio serviva precipuamente come luogo di sosta e di ristoro per coloro che, una volta passato il fiume Po, erano diretti verso mete lontane. Dotato di un proprio orato­rio con annesso campanile, era, con la chiesa ed il castello una delle tre strutture piu importanti di Calendasco. La denominazione "Gorgolare" trae la sua origine dal tipico rumore perenne dell'acqua del canale adiacente all'ospizio francescano, che serviva la ruota di un mulino. La prima fraternità terziaria di Calendasco era composta da cinque penitenti laici, sotto la guida del superiore Fra Aristide. Interessante, a questo riguardo, quanto leggiamo nel libro "II Terz'Ordine Regolare di S. Francesco attraverso i secoli" di Padre Raffaele Pazzelli: " II terzo luogo di cui ci e stata tramandata memoria e il convento - eremitaggio di Calendasco presso Piacenza. Sin dal 1280 - 1290 esisteva qui una comunità di eremiti, sotto l'obbedienza di Frate Aristide, lo stesso che nel 1290 venne a Montefalco a trovare la Beata Chiara  . Dopo la costruzione di quel convento lasciò a Montefalco alcuni suoi frati e ritornò a reggere la sua comunità nel Piacentino". Nel 1315 il giovane Corrado Confalonieri, nativo di Calendasco ed illustre esponente di una delle più importanti famiglie dell'epoca, fece il suo ingresso nella comunità terziaria del suo paese natale, iniziando cosi un cammino spirituale che lo spinse in seguito ad abbracciare la vita eremitica. Da Calendasco, dopo un lungo peregrinare, approdò a Noto, in Sicilia; qui si stabilì definitivamente in una grotta nella valle dei Pizzoni, dove potè dedicarsi, in piena solitudine , alla preghiera ed alla contemplazione. L'ospizio del "Gorgolare", nonostante l'abbandono dei religiosi, rimase un luogo ove venivano stipulati atti importanti per la comunità civile. L'antica struttura, nel corso dei secoli, non ha subito pesanti danneggiamenti ed ancora oggi, nonostante sia adibita ad abitazione privata, testimonia la presenza francescana nel comune di Calendasco.

pp. 111-112

(sono state omesse le note al testo)

    

             

Confalonieri Corrado

(terziario francescano regolare)

(Calendasco, 1290 ca. -  Noto  (Grotta dei Pizzoni)  19 febbraio 1351)

 

Appartenente alla nobile famiglia dei   Confalonieri,   verso   l'anno 1315 partecipò ad una battuta di caccia che non diede un buon esito. II giovane Corrado, per stanare la selvaggina, diede l'ordine di appiccare il fuoco alle sterpaglie ma, causa il forte vento, quel fuoco si propagò in modo inaspettato provocando un vasto incendio che distrusse boschi, case e capanne. Spaventato Corrado fece ritorno a casa deciso di non svelare a nessuno la verità sull'accaduto. Ben presto si scatenò la caccia al colpevole; del fatto, venne accusato povero contadino che fu condannato a morte. II rimorso per quell'ingiusta condanna spinse Corrado a presentarsi spontaneamente al Visconti, signore di Piacenza, ed ammettere pubblicamente la propria colpa. Per risarcire il danno causato dall'incendio vendette tutti i suoi beni. Quest'evento segno profondamente la vita di Corrado che lo portò ad avvicinarsi alla fede cristiana decidendo successivamente di unirsi ai penitenti del Terz'Ordine Regolare di San Francesco che, proprio nelle vicinanze di Calendasco, avevano un loro eremo denominato "Gorgolare". Contestualmente la moglie Eufrosina abbracciò anch'essa la vita religiosa ritirandosi nel convento cittadino di Santa Chiara. Ma nell'animo di Corrado si faceva sempre più forte il richiamo ad una forma di vita eremitica.

Nel 1335 lasciò Calendasco e, dopo aver fatto tappa a Roma, giunse nel 1340 a quella che in seguito si rivelò la sua meta definitiva: Noto in Sicilia. Qui, grazie all'aiuto e all'amicizia di Guglielmo Buccheri, già scudiero di Federico II d'Aragona, rimase per due anni ospite in una località chiamata Celle presso la Chiesa del Crocifisso. A causa del gran numero di persone che venivano a visitarlo, Corrado decise di ritirarsi in una grotta, la grotta dei Pizzoni, ove potersi dedicare con maggior tranquillità alla meditazione ed alla preghiera. Qui morì il 19 febbraio 1351 mentre stava pregando a fianco del suo confessore. II suo corpo venne dap-prima sepolto nella chiesa di San Nicolò a Noto e, successivamente traslato nella cattedrale dov'e tuttora custodito in una preziosa urna d'argento. A Corrado Confalonieri sono stati attribuiti numerosi miracoli. Nel 1485, il vescovo di Siracusa, Dalmazio Sandionisio, dispose una prima ricognizione del corpo ed un attenta disamina della vita del venerato eremita. Papa Leone X, con breve del 12 luglio 1515, ne approvò il culto con il titolo di beato, dapprima nella diocesi di Siracusa, esteso da papa Paolo III, a partire dal 1544, a tutta la Sicilia. Papa Urbano VIII, il 12 settembre 1625, concesse a tutti gli Ordini Francescani la possibilità di celebrare la messa propria di San Corrado Confalonieri. Nel piacentino il culto venne introdotto a partire dall'inizio del XVII secolo. Nel 1615, dopo l'approvazione pontificia, venne trasferita da Noto alla Cattedrale di Piacenza una reliquia del santo. Oltre ad essere patrono di Calendasco e venerato a Celleri di Carpaneto. Con decreto del 19 febbraio 1973, l'allora Vescovo di Piacenza, Mons. Manfredini, creò ed intitolò a San Corrado Confalonieri una nuova parrocchia.

pp. 186-187

(sono state omesse le note al testo)

                   

    tela del 1600 in Calendasco nella parrocchiale


 
   
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