San Corrado  Calendasco 1290 -Noto 19 febbraio 1351

 
 
  
  ARTICOLI di cultura corradiana
 

 

Noto, 1898
S. Luigi Orione pellegrino per voto alla grotta di S. Corrado.

                                                                   

San Luigi Orione (1872-1940), fondatore della Piccola Opera della divina Provvidenza, venne per la prima volta da Tortona a Noto il 19 settembre 1898 e vi si trattenne sino al 20 ottobre, invitato dal vescovo Giovanni Blandini a dirigere con i suoi sacerdoti e chierici il Collegio S. Luigi (1898-1903), oggi sede della Curia vescovile e a gestire, in seguito, in contrada Cozzotondo la Colonia Agricola Immacolata con annesso orfanotrofio (1901-1916), oggi sede della ‘Comunità-Incontro Villa Immacolata’.
Nel 1939 il vescovo Angelo Calabretta offrirà al santo tortonese la gestione della parrocchia-santuario di S. Corrado di fuori, dove i suoi religiosi incrementeranno la vita eremitica e l’attività pastorale, ed inoltre adatteranno l’eremo superiore ad Orfanotrofio maschile S. Corrado (1950-1988). Benemerita presenza orionina socio pastorale a Noto, che però si concluderà nel 1992.
Durante i giorni di sua residenza a Noto nel 1898, “don Orione si recava spesso nella grotta di San Corrado a pregare, e illuminava i buoni eremiti custodi del santuario con discorsi semplici e fervorosi” (v. Bollettino dell’Opera, Tortona, 2 ottobre 1898).
Intanto «attorno a Don Orione si era fatta tale rinomanza di santo, che egli ricorderà sempre con umile confusione quelle ultime giornate della sua permanenza a Noto, circondato di affetto, ricercato da mane a sera, quasi oppresso dai sentimenti di stima. Ma lo preoccupavano le condizioni di salute del suo chierico Eugenio Ottaggi; condizioni che preannunciavano il mal sottile. Don Orione così ne parlò con don Sterpi: “Ti confesso che mi sento strappare il cuore. Ho fatto due voti, alla Madonna di Lourdes e a San Corrado che abbiamo qui, perché ce lo facciano guarire tanto almeno da poterlo condurre fino a Tortona. Ieri notte sono andato al santuario di S. Corrado di fuori e sono arrivato a casa alle undici e mezzo, e là ho fatto voto di condurlo pure e di fare un dono non minore di £ 300. Ho fatto accendere una lampada, ho detto Messa nella Grotta del Santo e poi ho dato ad un povero che ho trovato tutti i pochi quattrini che avevo in tasca e il povero orologio di Goggi, che per caso avevo.

                                foto U. Battini: Corridoio con le celle degli eremiti, Santuario di Noto

Mai ho sentito tanta fede e tanta certezza anche di un miracolo, se farà bisogno, per la grazia che domando”. San Corrado lo esaudì! Don Orione alle ore 9,30 del 20 ottobre 1898 partì con il chierico E. Ottaggi in treno da Noto per Tortona, invocando la protezione della Vergine Santa e di S. Corrado»

 (da: DON ORIONE E LA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA. DOCUMENTI E TESTIMONIANZE, vol 2° [1893-1900], pp. 397, 402 e 405. Roma 1989).


In Cristo Buon Pastore, S. Corrado Confalonieri e S. Luigi Orione ci proteggano sempre e dovunque, e ci rendano più docili allo Spirito per essere davvero sale-luce-lievito evangelico nell’oggi della storia.


            Ascolta l'INNO al Patrono

Mons. Salvatore Guastella

                                           

Omelia del Card. Silvano Piovanelli
Arcivescovo emerito di Firenze
Noto, domenica 25 agosto 2002

San Corrado: non solo una tradizione da custodire
ma un esempio di vita evangelica da accogliere.

Devo confessare che quando ho sentito parlare per la prima volta di san Corrado, non sapevo chi fosse.
Allora ero parroco in una grossa parrocchia della mia diocesi di Firenze e accoglievamo molti emigrati dalla Sicilia. Nel loro cuore la nostalgia delle feste popolari e sulle loro labbra il nome di san Corrado, che invocavano con enorme fiducia. Una donna espresse tutta la sua ammirazione con una sola parola: «E’ miracoloso!» e, con ancora negli occhi il ricordo delle feste, raccontava: «Le mamme proiettavano i bambini verso di Lui, gridando: E’ tuo»!
Ecco quello che noi vogliamo fare oggi in questa festa: affidarvi tutti e tutte a san Corrado, gridandogli: Questa comunità è tua!

Nessuno può precisare l’anno in cui San Corrado piacentino giunse a Noto – forse nel 1331 – dopo aver subito altrove anche ingiurie e villanie e dopo che gli erano stati aizzati anche i cani. Ma in quel giorno in cui l’uomo di Dio giunse a Noto, la storia netina cambiò il suo corso. La storia della città e di questa comunità cristiana ha custodito il cambiamento che la sua venuta e presenza ha operato? Il problema di sempre e di tutti noi non è tanto conservare gelosamente un ricordo e una tradizione, ma custodire e trasmettere un insegnamento di vita, la fedeltà al Vangelo, l’impegno della santità. Giovanni Paolo II nella lettera apostolica NMI ha scritto che «è l’ora di riproporre a tutti con convinzione questa misura alta della vita cristiana, che è la santità: tutta la vita della comunità ecclesiale deve portare in questa direzione» (n.31). San Corrado vi ripete con l’esempio della sua vita quanto il papa ha domandato: cioè, che siamo «profondamente radicati nella contemplazione e nella preghiera». Corrado infatti divenne prima “eremita itinerante” e poi “eremita urbano”: ma in ogni situazione la sua vita è tutta riempita dalla preghiera e dalla penitenza, pur senza estraniarsi dalla vita degli uomini, come a volte pensiamo di fare noi. Infatti, risiedendo alle celle del Crocifisso, egli unisce alla preghiera il lavoro, tanto da far nascere un giardino. E nella grotta dei Pizzoni, dove la preghiera e la penitenza avevano un grande spazio, san Corrado non volle isolarsi dalla gente e non rifiutava mai di ricevere quelli che gli facevano visita. Anzi, li accoglieva con volto sorridente. Il sabato si recava a Noto per chiedere la carità di un po’ di pane.

Nella tua vita c’è lo spazio della preghiera? Si tratta di una semplice abitudine oppure è un atto vitale? e c’è la penitenza del lavoro, qualunque lavoro ma fatto bene perché, oltretutto, si svolge sotto gli occhi di Dio?
Quello che mi ha colpito nella vita di san Corrado è stato l’episodio che gli cambiò la vita. Egli era sui 35 anni, era già capofamiglia e possedeva beni entro Piacenza e nel contado. L’imprudenza di far appiccare il fuoco alla sterpaglia durante una battuta di caccia provocò un incendio di grandi proporzioni. 

Vista l’impossibilità di domarlo, decise di rientrare in città, cercando di non far trapelare la sua responsabilità. Probabilmente egli non avrebbe avuto il coraggio di palesare la sua responsabilità, se dell’incendio non fosse stato accusato un poveretto che non c’entrava per niente e che per questo non fosse stato condannato a morte. Dentro la coscienza di Corrado risuonano continuamente e in modo sempre più doloroso le parole: “sarai tu così vigliacco da permettere che quest’uomo muoia per il male che non ha fatto”? Alla fine la coscienza di Corrado dette la risposta giusta: “questo non sarà mai”! Così egli ebbe il coraggio di confessare la verità e assumersi le proprie responsabilità dinanzi al Signore di Piacenza. Stante la sua condizione di nobile, anziché un processo, subì la confisca dei beni… Attraverso un travaglio interiore che noi non conosciamo, Corrado giunse alla decisione di lasciare davvero tutto, persone e beni, per diventare un penitente, un eremita pellegrino, un laico che “con l’andar vagando per Dio” purifica la propria vita e diventa gradito al Signore.

Il coraggio di una decisione! il vincere anche il proprio orgoglio e la paura di presentarsi agli altri con le nostre responsabilità! Nella vita, in ogni vita, ci sono momenti dai quali dipende tutto il nostro avvenire. In quei momenti occorre coerenza, coraggio, fede, decisione! Così era stato poco più di cento anni prima anche nella vicenda di san Francesco d’Assisi che incontra quel lebbroso e, nonostante la ritrosia che sente di avvicinarlo, gli va incontro addirittura per abbracciarlo e baciarlo. Così è stato anche per Giorgio La Pira il quale, mentre prima della conversione nella sua Pozzallo – a quanto mi raccontano – esige che si levi il Crocifisso nel salone in cui è stato invitato dai giovani a tenere una conferenza, dopo la sua radicale conversione vive tutto per Cristo crocifisso e risorto, da lui amato e servito con passione evangelica nei poveri e nella costruzione della pace e fraternità fra i popoli. Così è anche oggi nella vita di ciascuno di noi.
C’è nella tua vita una decisione da prendere con risolutezza? un cambiamento che la coscienza ti domanda? San Corrado ti doni il coraggio di scelte coerenti col Vangelo.

Egli è da voi celebrato con fiducia anche perché nella terribile peste nel 1348-1349 diventò per Noto l’angelo della carità e anche in modo miracoloso provvide al bisogno di persone e di famiglie assalite non solo dalla malattia, ma anche dalla fame. Bello l’episodio che racconta di san Corrado il quale, entrato nella sua grotta dove non c’era né letto né pane, e ne uscì portando per il Vescovo ospite quattro pani caldi, si direbbe appena usciti dal forno. Un augurio benedetto per il vostro vescovo e per tutta la santa Chiesa netina: che, cioè, san Corrado tiri fuori da quella fornace ardente di carità che è il cuore delle anime generose – uomini e donne infiammati dall’amor di Dio – e li metta nelle mani del vescovo e della Chiesa di Noto perché non manchi a nessuno in questa terra il pane della verità, il pane dell’amore, il pane della missione. E da tutti si canti: per mezzo di san Corrado: Dio ha visitato e redento il suo popolo!
Maria Ss.ma Scala del Paradiso vi illumini e incoraggi a diventare veri devoti di san Corrado: a mettervi, cioè, sulla via della santità, nella sequela di Cristo perché è per la santità che Egli piacque a Dio ed è per far la santità ancora oggi che questa città e diocesi di Noto lo ricorda, lo ama e lo onora. A gloria di Dio. Amen.

Omelia del Card. Silvano Piovanelli
Arcivescovo emerito di Firenze,
Noto, domenica 25 agosto 2002.

Devozione al Patrono                  

QUATTRO SECOLI A CALENDASCO

Con il Registro titolato “Salario Laicale detto Legato di San Corrado” iniziato “la prima settimana di gennaio 1857”, conservato nell’Archivio della parrocchiale, continuazione di altri più antichi registri, prima di iniziare la segnature delle sante messe celebrate all’altare di San Corrado, si riporta per mano dello stesso parroco Arciprete Don Giovanni Brugnoni un breve riassunto storico che merita di essere presentato per intero e che così recita:

“Il Conte Gio.Battista Zanardi-Landi con atto di Gianfrancesco Notaio da Parma in data 9 agosto 1617 fondava il Legato di San Corrado incaricando il Parroco pro Tempore di Calendasco, di celebrare la messa in un giorno d’ogni settimana dell’anno, all’altare di S. Corrado, senz’obbligo di applicazione, ma solo d’una commemorazione per l’anima sua, nel Memento dei morti; e di far celebrare tre messe, pure senza applicazione, nel giorno 19 febbraio d’ogni anno, festivo di S. Corrado. In compenso il Parroco percepisce annue lire Trenta vecchie, più un paja capponi pel dì 11 novembre; queste 30 lire Imperiali corrispondono a Lire nuove Sette e C.mi Tredici. Restando gravati di questo onere gli eredi, e successori del predetto Sig. Conte Zanardi-Landi.
Al Conte Zanardi-Landi in progresso di tempo successe il Conte Giovanni Scotti, il quale a sua volta ebbe a successori il Sig. Marchese Vincenzo di Piombino per 3/5, e la Sig.ra Contessa Felicita Salvatico ed a questa successe il Sig. Francesco Grassi di Piacenza per 2/5. L’Arciprete Don Giuliano Guglieri nel dì 24 Novembre 1824 assicurava questo Legato con ipoteca sui fondi del Sig. Marchese Piombino a Calendasco per tre quinti della somma capitale cioè Lire 119,88; e per due quinti cioè Lire 79,92 sui fondi del Sig. Grassi.
In processo di tempo al Sig. Marchese Piombino e Grassi successero i Sig. Avv. Vincenzo Anguissola e Cav. Giuseppe Anguissola e quindi i rispettivi figli, i quali non riconoscono più detto Legato che da molti anni non è soddisfatto in quanto alla compensazione dovuta al Parroco il quale ne continua però sempre da parte sua l’adempimento.
Il Sig. Avvocato Nob. Lancellotto Anguissola fu Avv. Vincenzo dà ogni anno per S. Martino un paja capponi…” seguono alcune altre righe purtroppo consunte ed illeggibili.

    

                                        foto: Chiesa di Calendasco, sullo sfondo il castello


IL BORDONI STORICO INSIGNE



Il francescano e storico Bordoni nel 1658 pubblicò il Chronologium Tertii Ordinis S. Francisci, manoscritto in più fogli che si conserva in Parma, e al dì 19 febbraio riporta la Vita di S. Corrado Piacentino: “ F. Corrado Piacentino della famiglia de Confalonieri naque di parenti nobili l’anno 1290, che l’instrussero ne costumi christiani, e li diedero per moglie una gentildonna Lodeggiana per nome Eufrosina filia di Nestore. Corrado per esser molto dedicato alla caccia, andò un giorno in campagna, e fece dan foco a certi boschi... Corrado tocco nel core dal Spirito Santo, rifatti i danni dati, collocata la moglie in monastero, abbandonò in tutto il lusinghero mondo, partendosi da Piacenza più povero di quel meschino che liberò dalla morte, se n’andò a Gorgolaro loco sul Piacentino remoto dalle genti, dove era un Romitorio, nel quale habitavano cinque frati del Terz’Ordine di S. Francesco, che ivi a Dio seminano, recitando i deccini officii, facendo astinenze, digiuni et altre opere pie... Riavuta donqi la benedittione del suo superiore (padre Aristide) l’anno 1316 si partì da Gorgolaro a piedi sempre senza danari, peregrino verso Roma...” e quindi giunto a Noto in Sicilia, alla fine viene indirizzato a “certe grotte in luogo detto li Pizzoni vicino ad un fiume, et lontano dalla città solo tre miglia... Non solo Leone X ma ancora Paolo III et finalmente Urbano VIII informati delli molti miracoli che fa questo Beato concessero quelli di poter celebrare la sua festa in Noto, in altre parti della Sicilia, et a Piacenza sua patria, e questo ancora, che se ne possi far l’officio da tutti gli ordini Francescani, e noi per esser del nostro ordine professo, ne facciamo l’officio doppio maggiore, con le nostre monache...”.


           BREVE  RIFLESSIONE SULLA VITA DEL SANTO

ll Sacerdote e Fra Michele Lombardo erano indubbiamente due persone che meritavano fede, e poichè la loro Vita scritta, si direbbe oggi, con la qualità di Commissari, fu presentata ai giurati e riconosciuta soddisfacente, sino al punto da conservarla con le reliquie del Santo, non si esagera se si considera quale “Vita ufficiale di Noto”.

Testo estratto dallo scritto del can mons. Nunzio Zappulla, pag. 26 “S. Corrado Confalonieri – come e perchè venne a Noto”

Ed oggi possiamo usare la stessa autorevolezza del ragionamento di mons. Zappulla di Noto per affermare che il “Legato di S. Corrado” di Piacenza avvalorato dallo stesso Vescovo della Città, certifichi, dopo che è stato redatto e riconosciuto degno nei suoi enunciati, della nascita fisica del Santo a Calendasco di Piacenza, e quindi anch’esso documento assurge a Atto ufficiale per Piacenza.

 

 
   

 

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