Santuario di Noto

     Eremo o Ritiro Inferiore del 1751    Grotta del santo, la statua opera dell'artista Pirrone

 

Gli Eremiti di San Corrado

Articolo nel volume LIBERO PER SERVIRE di mons. Salvatore Guastella, pagg. 162-63

Per rivedere e sentire San Corrado è utile recarsi e saper sostare in silenzioso raccoglimento dinanzi alla sua grotta.

Da Noto, dalla Sicilia o da lontano, chi si riconosce nel segno locale dell’umile e operosa santità del Patrono della diocesi netina, non manca ogni volta che può, di recarsi in Santuario per alimentare sullo stile del Santo Eremita il proprio incontro con Dio e per attingere incoraggiamento nell’impegno quotidiano.

Per secoli la comunità locale netina ha usufruito della spiritualità semplice e austera degli eremiti di San Corrado. Inizialmente essi abitavano in capanne o nelle grotte vicine al sacro speco. L’eremo superiore (Gesù e Maria) venne infatti eretto nel 1663 e poi riedificato nel 1695 (Gesù e Maria e San Corrado) con l’annessa chiesa dell’Assunta, mentre l’attuale eremo inferiore o ritiro con l’artistico santuario sono del periodo 1740-1759.

San Guglielmo Buccheri, che aveva ospitato alle celle del Crocifisso il pellegrino piacentino Corrado appena arrivato a Noto, si ritirava spesso nella Valle dei Pizzoni prima di trasferirsi definitivamente a S. Maria la Nova di Scicli. Tutt’oggi davanti al santuario di San Corrado di Fuori si intravede, in alto, detta appunto di S. Guglielmo. Presso lo speco di S. Corrado visse di preghiera, lavoro e penitenza un mandriano negro, il Beato Antonio Etiope (+1549), già schiavo per 38 anni ad Avola e poi a Noto. La fama della sua vita esemplare varcò presto l’Atlantico e nel Brasile (dove è venerato come il Santo Antonio de Categerò) per secoli i negri schiavizzati hanno riconosciuto nell’etiope un segno di redenzione interiore e di fede da imitare.

Anche il Ven. Pietro Gazzetti di Modena (+1671) venne a conoscenza dei Pizzoni dall’amico fra Diego Cannata di Taormina (+1694) che aveva incontrato in un pellegrinaggio a Roma: ambedue giunsero a San Corrado di Fuori il 5 aprile 1653. Le loro ossa – assieme a quelle di un altro perfettissimo solitario, fra Corrado La Rosa di Noto (+1733) – sono custodite in cassetta a tre scomparti al Crocifisso di Noto.

A 20 anni indossò l’umile saio di eremita di San Corrado il Ven. Girolamo Terzo (+1758) il quale, scelto dal vescovo a superiore del romitorio della Scala, divenne poi l’apostolo della Madonna Scala del Paradiso. Per suo interessamento l’ispicese Ven. Salvatore Statella (+1728) aveva frequentato l’ambiente ascetico di S. Corrado di Fuori per maturare meglio il progetto della Riforma carmelitana siracusana. Nella parete destra della grotta di S. Corrado una lapide marmorea ricorda la vita penitente del servo di Dio fra Giuseppe Lo Re Espinoza da Alessandria (+1769).

La schiera di questi autentici uomini di Dio è ininterrotta. Tra gli altri ricordiamo fra Alfio da Melilli (+1703) che ricostruì assieme a fra Giambattista da Milano il Romitorio superiore; fra Luigi Belleri da Pavia (+1778), fra Guglielmo Sparato da Noto e fra Saverio Errico da Noto, che zelarono l’erezione del santuario e dell’eremo inferiore: fra Mansueto da Palazzolo (+1785), poi carmelitano alla Scala e fedele collaboratore del Ven. G. Terzo: fra Giuseppe Burderi da Noto (+1847) “di santa vita e di grandissima virtù”; fra Egidio da Caltanissetta poi sacerdote e vicario curato a Portopalo, ove morì nel 1862; è sepolto nella matrice di Pachino, e fra Salvatore Astuto da Mineo (+1937) ultimo benemerito superiore degli eremiti prima della venuta degli Orionini.

Dal 1939 infatti, con la venuta dei Figli della Piccola Opera Divina Provvidenza del Ven. Don Luigi Orione, lo sviluppo pastorale al cenobio di S. Corrado di Fuori, già Parrocchia dal 1923, ha avuto un indiscusso incremento, grazie anche alla presenza orante e all’apostolato spicciolo degli eremiti orionini: frate Antonio, frate Policarpo, frate Giuseppe… e il caro frate Corrado, attuale instancabile custode del santuario. Chi non ricorda l’ascetica figura del cieco frate Ave Maria (1954-57) l’amabile frate Bernardo (+1974) e frate Ambrogio (+1978)?

“Ritornare periodicamente nella grotta dei Pizzoni è voler attingere forza e coraggio a seguire meno male possibile le orme di tanto illustre predecessore (San Corrado) a gloria di Dio e a salvezza del nostro povero mondo così turbato e disorientato”, dice padre Ugo Van Doorne benedettino belga che vive l’esperienza eremitica da anni presso Testa dell’Acqua.

Se i nostri progetti e le nostre opere valgono poco, se non riusciamo ad essere animatori di concordia e di serenità nelle nostre famiglie, strumenti di rinnovamento evangelico nelle nostre comunità ecclesiali, operatori di giustizia, di amore e di pace, propugnatori dei perenni valori della vita e della libertà nella società civile, è perché non siamo uomini di fede come San Corrado” (dall’Omelia del Vescovo: Noto, 19 febbraio 1978).

Tratto dal bollettino di S. Corrado di Fuori “Gli Orfanelli di S. Corrado” gennaio-febbraio 1979

Mons. Salvatore Guastella

 

         Eremiti Orionini, Noto

         erano i Figli della Piccola Opera Divina Provvidenza S. Luigi Orione 

    

 

 

   

 

  

 

   Eremo Superiore di Noto

 

             

 

 

  

 

 

 

  

 

    

 

     

           Frate Ave Maria

 

 

 

    Lapide nella grotta che ci

  ricorda fra Giuseppe Lo Re

     Espinoza di Alessandria 

 

 

 

 

 

 

La Grotta nel Santuario

 

 

 

 

 

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